Riaprono le Torbiere di Iseo dopo la chiusura forzata a causa della sospetta presenza di una pantera. Dopo la battuta di caccia, andata deserta, di giovedì, e dopo l'incontro di questo venerdì in Prefettura, in mancanza di elementi oggettivi che provino la presenza del felino selvatico nella zona, fra Iseo e Corte Franca, si è deciso di riaprire l'area forzatamente chiuse a lungo, con grave danno. Della pantera, intanto, nessuna traccia. Si attende la verifica sul DNA di alcuni reperti trovati durante la battuta di questo giovedì per mettere la parola alla fine a quello che senza ombra di smentita potremmo defnire il tormentone del Sebino dell'estate 2015. La decisione della battuta di giovedì dopo numerosi avvistamenti e dopo serrate consultazioni. Ad avvisatare il grosso felino per primo un camionista che transitava in zona il 31 luglio scorso. Avvistamento confermato dal benzinaio e dalla moglie, che subito dopo aver sentito il camionista hanno imbracciato un binocolo e si sono messi in osservazione. Nei giorni immediatamente successivi ci sono stati avvistamenti praticamente quotidiani, a Provaglio, poi a Gussago, quindi di nuovo sul Sebino fino a quando l'eco si è un po' spenta, ma non la preoccupazione che un grosso felino selvatico si potesse aggirare in zona. Ecco allora la decisione della maxi battuta di questo giovedì quando un piccolo esercito di uomini ha passato al setaccio palmo a palmo i 360 ettari delle Torbiere sperando di stanare la pantera. Una missione di ricerca l cui obiettivo principale era il rilevamento di tracce della possibile presenza del felino. Al lavoro, congiuntamente Carabinieri, Corpo forestale dello Stato, Vigili del fuoco, Polizia provinciale, Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, Unità di comando locale di Ospitaletto, Guardie ecologiche volontarie, ANA di Palazzolo, la Polizia locale dei Comuni interessati, il Dipartimento di prevenzione veterinario dell'ASL di Brescia con il supporto della Croce Rossa, del 112 e di un elicottero del II Nucleo Carabinieri Orio al Serio, rimasto per tutta la giornata in zona  Il Posto di comando avanzato è stato allestito presso il Centro accoglienza della riserva, l'area suddivisa in 12 zone, individuate dal Soccorso alpino, da marcare con un tracciato GPS; il percorso era riportato sui dispositivi in dotazione; i dati raccolti confluivano presso i Vigili del fuoco per l'analisi dei tracciati e l'orientamento delle attività di ricerca. Alle squadre, incaricate di perlustrare il territorio delle Torbiere, sono state assegnate differenti zone caratterizzate da un ambiente molto variabile, con canneti, specchi d'acqua, campi e strade, in cerca dei segni della eventuale presenza del felino. Nei giorni precedenti erano state posizionate quattro gabbie a trappola con esche e nove fotocamere. Le tre tracce che sembravano più significative sono state ritrovate nella zona Sotto Stazione (un'impronta appartenente a un tasso), un'altra nei pressi della località Mulino Capponi, anche questa negativa, e una terza, costituita da escrementi che potrebbero essere compatibili con quelli di una pantera: sarà il DNA esaminato in laboratorio per escludere una provenienza in qualche modo collegata a un felino. Nei prossimi giorni, comunque, nelle Torbiere resterà alta la sorveglianza e resterano installate le foto trappole.