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SUICIDIO O OMICIDIO?

Giuseppe Ghirardini è morto per avvelenamento. E’ il risultato degli accertamenti effettuati giovedì dal Ris di Parma sull’involucro trovato nello stomaco dell’operaio che la sera della scomparsa del suo datore di lavoro, giovedì 8 ottobre attorno alle 19.00, era nella fabbrica di Marcheno, in Val trompia: ed era proprio addetto al forno che alle 19.40 ebbe una fumata anomala. Da quella sera è scomparso nel nulla Mario Bozzoli, 50enne contitolare della Bozzoli Srl: alle 19.17 l'ultima telefonata alla moglie che lo attendeva per uscire a cena. Poi più nulla. Dopo la denuncia che la moglie aveva fatto ai Carabinieri, non vedendolo più rientrare, erano iniziate da subito le ricerche partendo proprio dagli operai presenti in fabbrica quella sera. Ghirardini, sentito venerdì 9 ottobre dai carabinieri, aveva dichiarato che la sera precedente in azienda non era successo nulla di strano. Avrebbe dovuto essere interrogato ancora il mercoledì successivo, 14 ottobre: ma sia lunedì 12 che martedì 13 ottobre non si era presentato al lavoro e mercoledì 14 si era allontanato da casa facendo perdere le sue tracce. Dopo il rinvenimento della sua Suzuki Gtan Viytara lungo lo sterrato della Tonalina, che dal 4° tornante della statale 42 del Tonale si addentra a sinistra verso la Valle di Viso, c'era stata una vasta battuta di ricerdca che aveva portato domenica 18 ottobre a ritrovare il suo cadavere adagiato sotto pini e larici accanto al torrente Asrcanello alle case di Viso di Pezzo di Ponte di Legno. Ma gli inquirenti si sono chiesti subito perché Ghirardini, che aveva detto che sarebbe andato a caccia, non aveva con sé né il fucile né i cani; e ancora: perché quella meta così lontana da Marcheno? Cosa stava cercando od a cosa stava fuggendo? In un primo momento gli inquirenti avevano pensato che la sua morte fosse avvenuta per cause naturali: un malore acuto ed il freddo pungente della notte. Ma l'autopsia aveva evidenziato un copro estraneo nello stomaco, una barretta lunga 4 e larga 2 centimetri: l'esame dei RIS di Parma ha evidenziato che aveva un'anima di cianuro, veleno potentissimo e mortale. Così come confezionata, questa sorte di grande capsula sul mercato non si trova. Ghirardini l’ha ingerita da solo o è stato costretto? La scoperta apre una nuova pista per risolvere il giallo di Marcheno: l’ipotesi più probabile è quella di un suicidio. Il capo procuratore di Brescia Tommaso Buonanno aveva anticipato, a proposito dell’oggetto misterioso nello stomaco del 50enne, che non si trattava di un elemento vegetale e che aveva la forma di un casoncello: insomma, una sorta di boccone avvelenato. Secondo gli inquirenti quel prodotto non si trova in vendita libera. A questo punto le indagini sulla scomparsa di Mario Bozzoli e sulla morta di Ghirardini si fanno ancora più serrate. Stamattina l’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha fatto svuotare i forni della fonderia su disposizione della procura. Intanto si è appreso che alla consegna dei reperti ha partecipato anche l’avvocato Marino Colosio che tutela la ex moglie dell’operaio, che vive in Brasile con il figlio avuto otto anni fa da Ghirardini, e che vuole effettuare un sopralluogo a Case di Viso,dove è stato trovato il cadavere dell’operaio, per capire che tipo di vegetazione o che c’è nelle vicinanze della zona in cui è stato trovato il corpo. Dopo gli esiti negativi nelle ricerche sulle scorie presenti nei sacchi stipati in magazzino, si cercano tracce del datore di lavoro nei due macchinari, sotto sequestro dal giorno successivo alla scomparsa. Ma restano ancora molti i misteri. Per quanto riguarda l’operaio, chi gli avrebbe dato la capsula di cianuro o l’avrebbe preso da solo? Che collegamento avrebbe con la scomparsa dell’imprenditore. Gli inquirenti continuano a mettere mano nei rapporti familiari tra Mario Bozzoli, il fratello Adelio e i nipoti Alex e Giacomo. I prossimi giorni potrebbero essere decisivi ai fini dell’inchiesta.
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