Le malelingue annunciano nuovi avvisi di garanzia, gli inquirenti al momento negano, confermano, invece, che le indagini sugli appalti pilotati in Valle Camonica, che hanno portato alla custodia cautelare dell'ex sindaco di Malonno, di due dipendenti del CUC e di otto imprenditori, si allargano. E non poteva che essere altrimenti. Dopo la bufera che ha sollevato il coperchio, grazie alle indagini del pm Ambrogio Cassiani, affidate sul territorio ai marescialli Fazio della stazione di Edolo e Kaswalder dell'Aliquota radiomobile della compagnia di Breno, sugli appalti pilotati in quel di Malonno, è normale che ci si voglia vedere chiaro. Scopo delle indagini è quello di appurare se il malcostume riguarda solo gli appalti per le opere di Malonno o se anche gli altri comuni dell'Unione delle Orobie (che avevano creato la centrale unica di committenza con l'intento di rendere più trasparente e più veloce l'affidamento dei lavori pubblici) ne facessero uso. Quindi si sta verificanto se il metodo Gelmi sia stato applicato anche per le gare indette dai comuni di Edolo, Sonico, Paisco Loveno e Corteno Golgi o se questi sono totalmente estranei ai fatti. E' necessario fare chiarezza perché altri appalti di altri dei comuni dell'Unione sono stati affidati agli otto imprenditori indagati insieme al sindaco di Malonno. Le indagini dovranno stabilire se questi lavori sono stati affidati seguendo i dettami della legge oppure con il metodo Gelmi che, stando alle accuse, informava in anticipo le ditte "amiche" dell'apertura del bando che loro saturavano con le loro offerte per aggiudicarsi i lavori con il minimo ribasso. Un modus operandi che ha portato all'esclusione di molte imprese dagli appalti pubblici, finché qualcuno ha messo la pulce nell'orecchio alla Procura che è quindi intervenuta per verificare la correttezza dell'assegnazione degli appalti ed ha scoperto che in realtà i metodo adottati erano tutt'altro che rispettosi della legge.