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PIU' INFORMAZIONI SULL'ETICHETTA

Aumentano le informazioni in etichetta a disposizione del consumatore che in questo modo, tra gli scaffali dei supermercati, può orientarsi meglio nell'acquisto dei prodotti, privilegiando il made in Italy. Per i produttori scatta questo giovedì 5 aprile infatti, l'obbligo di indicare in etichetta, la sede dello stabiliemento dove gli alimenti vengono prodotti e confenzionati. L'obbligo era già sancito dalla legge italiana ma era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L'Italia ha stabilito la sua reintroduzione per garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute. Una buona notizia per gli agricoltori italiani che possono difendere i loro prodotti dalle imitazioni provenienti dall'estero e per i consumatori che possono verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia. Con l’obbligo arrivano anche sanzioni, in caso di inadempimento, che vanno da 2.000 euro a 15.000 euro.Prossimo passo - sostiene la Coldiretti - l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti anche dell’origine degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori. Una battaglia per la trasparenza che ha portato molti risultati anche se oltre 1/4 della spesa degli italiani è ancora anonima con l’etichetta che non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi ai succhi di frutta fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine, come avviene anche per il fiume di 200 milioni di chili di succo di arancia straniero che valica le frontiere e finisce nelle bevande all’insaputa dei consumatori perché l’ etichetta – sottolinea la Coldiretti – non lo dice.
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