Pesante il bilancio della maxi operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, con il supporto del Nucleo elicotteri e dei Cinofili di Orio al Serio, dell’Interpol e della polizia albanese denominata «Romano 2017»: 16 persone in arresto in concorso per traffico di stupefacenti su ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Ilaria Sanesi su richiesta del pm Gianluigi Dettori che ha coordinato l’inchiesta (prima di lui Davide Palmieri), di cui 15 misure in carcere, una ai domiciliari. Tra questi due dei quattro presunti capi albanesi arrestati a sud di Tirana e nella zona di Durazzo, altri 10 connazionali tra cui la moglie di uno dei capi, tre nordafricani e un italiano, tra la provincia di Bolzano, Sesto San Giovanni e la Bassa Bergamasca. Sotto sequestro sono finiti 24 chili di cocaina, mezzo chilo di eroina, una pistola calibro 7,65 ungherese con 8 proiettili nel caricatore, 300 mila euro in contanti. Solo una parte, è il sospetto degli inquirenti, di un giro da oltre 100 chili di stupefacenti in un anno e mezzo per un valore di 7 milioni di euro già intercettato in passato dagli investigatori, come dimostra il sequestro di 12 chili di cocaina nel marzo 2018 a una coppia di cittadini francesi e la scoperta della raffineria di eroina e coca a Pontoglio, nel Bresciano. Non c’è dubbio che l’inchiesta «dimostri il controllo del mercato dello stupefacente da parte della criminalità albanese», ha spiegato il colonnello Storoni e in effetti per gli inquirenti la struttura dell’organizzazione è chiara: al vertice quattro dei 12 albanesi che avrebbero organizzato la spedizione della droga dai porti dell’Olanda e della Germania fino alla Bassa, gestendone poi lo stoccaggio, trasportando la droga nascosta nei doppi fondi delle auto e stivandola negli appartamenti presi in affitto tra Ghisalba, Martinengo, Romano, e Brembate. Case abitate per brevi periodi con un rapido turnover e poi lasciati vuoti.