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INCUBO CORONAVIRUS IN LOMBARDIA

L'incubo Coronavirus si abbatte sulla Lombardia e la Regione con le ATS e le ASST delle aree coinvolte dai contagi, il Ministero della Salute e la Protezione Civile, stanno mettendo in campo un piano di emergenza straordinario per contenerne la diffusione, spiegato in due conferenza stampe convocate in Regione Lombardia alle 12.30 e alle 17 di questo venerdì alla presenza del governatore Attilio Fontana, dall'assessore al Welfare Giulio Gallera, dell'assessore alla protezione civile Pietro Foroni, del direttore generale al welfare Luigi Cagliazzi e della dirigente Maria Gramegna. L'incubo è iniziato mercoledì 18 febbraio quando al pronto soccorso dell'ospedale di Codogno si presenta un 38enne di Castiglione d’Adda con sintomi influenzali comparsi il 15 febbraio. E' italiano, non ha viaggiato e non è stato in Cina e quindi viene rimandato a casa con la diagnosi di una semplice influenza, senza essere sottoposto ai test per il Coronavirus che è previsto dal protocollo regionale solo per casi sospetti per via di un legame con il paese asiatico. Passano alcune ore e il 38enne torna in ospedale: sta male e il suo quadro clinico peggiore velocemente tanto che viene ricoverato in terapia intensiva. La moglie, davanti alle insistenti domande dei medici alla ricerca di una spiegazione, si ricorda che il marito ha visto più volte nelle ultime settimane un amico rientrato dalla Cina. Viene fatto così il tampone e risulta positivo. Viene immediatamente rintracciato l'amico, un manager che lavora in una società di Fiorenzuola D'Arda e viene messo in isolamento all'ospedale Sacco di Milano. Su di lui il test è negativo ma potrebbe aver contratto il virus e averlo scambiato per semplice influenza ed essere guarito. Se così fosse, dal 21 gennaio, data del suo rientro dalla Cina, ad oggi, potrebbe aver contagiato altre persone, sempre se sia lui l'origine del contagio. Sono in corso analisi nei centri specializzati per risalire agli anticorpi e capire se ha davvero contratto e sconfitto il virus. Nel frattempo scattano i controlli sulle persone vicine al 38enne di Castiglione d'Adda. La moglie, incinta all'ottavo mese ed insegnante in una scuola, ma a casa per via della maternità, risulta positiva. Le sue condizioni sarebbero stabili e il bambino starebbe bene. Una terza persona si presenta la stessa notte al pronto soccorso con sintomi della polmonite: è un amico del 38enne, compagno di calcetto e il tampone anche nel suo caso risulta positivo. Passano le ore e altri tre casi sospetti giungono al pronto soccorso di Codogno, due con l'ambulanza e uno di sua volontà. Sono tutti e tre positivi al Coronavirus. Sei quindi i casi accertati alle 12.00 di questo venerdì, tutti e sei messi in isolamento. Immediata la decisione quindi di procedere al tampone in 150 persone circa tra famigliari del 38enne e personale sanitario ed immediato l'allarme lanciato a tutti i residenti dei tre paesi delle aree coinvolte dai contagio, ovvero gli abitanti dei comuni di Codogno, Castiglione d'Adda e Casalpusterlengo. Sono tutti invitati per precauzione a restare a casa, ad autoisolarsi su base volontaria quindi ad evitare contatti sociali e chi manifestasse sintomi di difficoltà respiratorie e febbre è invitato a chiamare il 112 e a non recarsi in ospedale. Sono infatti state attivate quattro squadre di sanitari che si recheranno nelle case ad effettuare i tamponi. Il 38enne ha avuto un’attività sociale molto ampia: ha giocato a calcio con la squadra del bar Picchio di Castiglione d’Adda, ha fatto una corsa podistica e ha preso parte a tre cene. Tamponi predisposti anche alla Unilever di Casalpusterlengo, azienda in cui lavora il 38enne che sono stati invitati a non lasciare gli uffici in attesa del test mentre il Ministero sta valutando la possibilità di chiudere le scuole mentre il pronto soccorso e il reparto di medicina e di terapia intensiva dell'ospedale di Codogno sono stati chiusi. Nel pomeriggio si è svolto anche un vertice con il Ministro Speranza e il capo della protezione civile Borrelli che sta valutando con la sede operativa della protezione civile regionale di mettere a disposizione delle strutture per la quarantena volontari di chi necessita di strutture adeguate. Quanto accaduto nel lodigiano riporta l'attenzione sulla necessità, per chiunque rientri dalla Cina, di sottoporsi una quarantena volontaria per evitare eventuali contagi, proprio come richiesto dalle Regioni del nord prima e dalla circola del Ministero della Salute poi.
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