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ESTORSIONE E FRODE, SEI NEI GUAI

Minacce in stile mafioso per ottenere un indennizzo – la cifra richiesta era di 100 mila euro – per un licenziamento. Tre bresciani – un commercialista e due disoccupati – sono finiti uno un carcere e due agli arresti domiciliari. Le ordinanze – emesse dal gip di Brescia - sono state consegnate nelle prime ore di questo mercoledì mattina dai militari del Nucleo Investigativo della città e da quelli della Compagnia di Chiari. L'indagine è della DDA (direzione distrettuale antimafia). I tre, infatti, sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I fatti si sono svolti fra l'ottobre 2019 e il febbraio di quest'anno. Le vittime dell'estorsione sono due coniugi bergamaschi, titolari di una ditta nella quale lavorava la compagna di uno dei tre, poi licenziata. Sarebbe stato proprio il licenziamento a scatenare la ritorsione. Con esplicite minacce i tre pretendevano dai titolari dell'impresa bergamasca 100 mila euro di indennizzo per il licenziamento della donna. Durante il tentativo di estorsione i tre hanno più volte vantato legami con cosche mafiose e famiglie malavitose calabresi stanziate nel nord Italia. I due bergamaschi non si sono fatti intimorire e così i carabinieri hanno scoperto tutto e i tre bresciani sono finiti agli arresti. Uno di loro è in carcere poiché si trovava già in semilibertà con affidamento in prova ai servizi sociali. Altri tre bresciani sono finiti nei guai per una partita di mascherine ffp2 contraffatte importante dalla Cina e distribuite fra Lombardia, Sardengna, Lazio, Piemonte e Basilicata. L'operazione è della polizia postale di Cagliari. I tre bresciani sono stati denunciati per frode. Ad accorgersi che qualcosa non andava un farmacista di Cagliari che ha immediatamente mostrato i DPI alla polizia postale che ha avviato gli accertamenti. Le indagini hanno portato a scoprire che le mascherine erano state fabbricate in Cina ed importate da una società bresciana. 40 mila quelle arrivate in Italia con dichiarazioni di conformità false. Si sta cercando ora di recuperare tutti i DPI distribuiti nel nostro paese. Per ora grazie alle perquisizioni fra Cagliari, Brescia e Salerno ne sono state recuperate solo una parte: 700 a Brescia in un deposito, 1600 sequestrate ad un grossista di Sassari, le 1800 del farmacista di Cagliari. Venivano vendute all'ingrosso a 4,50 più IVA l'una. Sono in corso ulteriori indagini su scala internazionale per risalire ai produttori.
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