Un silenzio carico di dolore ha accompagnato il feretro con i resti di Iuschra Gazi nel cimitero Vantiniano di Brescia, dove la 12enne potrà finalmente riposare in pace. Una ferita, la triste storia della piccola Iuschra, scomparsa il 19 luglio del 2018 durante una gita sull'Altopiano di Cariadeghe, che rimarrà però aperta per sempre nel cuore dei suoi famigliari, che l'anno cercata per anni, dei soccorrittori che hanno setacciato ogni angolo dell'altopiano, delle forze dell'ordine che hanno cercato di risolvere il mistero e di tutti coloro che hanno seguito con apprensione ogni fase della vicenda e che infine hanno appreso con dolore la notizia del ritrovamento dei suoi resti. A dare l'ultimo saluto alla 12enne bengalese, erano presenti in molti, per dare conforto alla famiglia, alla madre, al padre e ai tre fratelli di Iuschra, che tutti ricordano come una bambina che amava correre, saltare, colorare, chiusa nel suo mondo, quello dell'autismo, ma circondata da molti amici e affetti. Il cimitero non contiente e non può contenere, visto il periodo e le norme antiCovid, le oltre 1500 persone che per mesi l'hanno cercata su quell'Altopiano, calandosi anche nelle grotte carsiche. Le immagini indelebili, nel cuore di tutti, del padre Mohamed Liton Gazi che invano con un microfono le fa sentire la sua voce e trasmette le sigle dei suoi cartoni animati preferiti. Al dramma si aggiunge la vicenda giudiziaria che ha travolto la Fondazione bresciana assistenza psicodisabili, che aveva organizzato la gita, finita con un patteggiamento davanti al tribunale di Brescia. Fino al 4 ottobre quando a distanza di più due anni, un cacciatore trova, a quattro chilometri di distanza in linea d’aria e oltre 200 metri più in basso dal luogo dove si trovava la bambina quando è scappata, un piccolo teschio umano, compatibile con quello di una bambina e sarà l'esame del Dna a spegnere ogni speranza ma anche a dare una risposta, quella più temuta, ai genitori che quindi ora finalmente posso salutare la loro bambina.