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CARBOFER VINCE AL TAR

Il 5 marzo 2014 i magistrati della sezione staccata di Brescia del Tar hanno emesso una sentenza relativa al ricorso di Carbofer Srl e Cdarfober Spa contro il Comune di Piancamuno per la condanna al risarcimento del danno sofferto dalle società ricorrenti per effetto del piano di lottizzazione d'ufficio adottato e approvato nel 1997. La sentenza è stata depositata in Segreteria generale il 4 giugno scorso ed ora il Comune di Piancamuno ha tempo 90 giorni, quindi entro il 4 settembre prossimo, per ricorrere al Giudice superiore inappellabile rispetto alla sentenza del Tar, cioè al Consiglio di Stato.UNA LUNGA STORIALa questione di cui si tratta risale al 1997 ed è relativo ad una serie di mappali di proprietà di Carbofer srl, relativi ad aree industriali, fabbricati e pertinenze provenienti da acquisti e cessioni da parte di altre aziende che operavano sui medesimi siti. Il Comune aveva provveduto con deliberazioni del 5 agosto 1997 e del 6 novembre dello stesso anno ad adottare approvare una variante urbanistica semplificata che assoggettava al piano di lottizzazione d'ufficio tutto il comparto industriale di via delle Sorti, per rinnovare la zona artigianale con esclusione delle industrie inquinanti. LA BATTAGLIA LEGALEA questo punto inizia una lunga battaglia legale tra le due società ed il Comune di Piancamuno che si complica con il passare del tempo fino all'ultima sentenza del Tar di Brescia del marzo 2014 che accoglie parzialmente il ricorso delle due società contro il Comune di Piancamuno e condanna contestualmente il Comune a risarcire a Carbofer srl l'importo di 263.830,90 euro ed a Carbofer tecnologie Spa l'importo di 43.901,70 euro. La ragione esposta dal Sindaco Renato Pe nel non accettare la sentenza si basa sulla storia stessa delle aree industriali che vennero lottizzate ai tempi da Secas Spa con un piano che prevedeva la riorganizzazione complessiva del comparto a forte vocazione industriale. L'APPELLO AL CONSIGLIO DI STATOL'intera vicenda è apparentemente semplice, ma in punta di diritto basta un errore di data, un mappale trascritto in modo errato, l'indicazione non esatta di una società coinvolta, un passaggio amministrativo inesatto, a far decadere il titolo del ricorrente e dunque la vicenda, peraltro minuziosamente descritta nella ricostruzione fatta dal Tribunale amministrativo, secondo il Comune di Piancamuno merita un altro grado di giudizio superiore in analogia a quanto già accaduto in passato. Ora si attende l'appello al Consiglio di Stato che il Comune ha dichiarato di voler intraprendere anche a difesa della corretta impostazione degli atti amministrativi adottati fin dal 1997.
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