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CANTARE LA GRANDE GUERRA

Quando l'Italia entro in Guerra il 24 maggio 1915 nessuno immaginava che la guerra sarebbe durata tanto al punto di far nascere un grande racconto postumo che, nei 100 anni, da allora, è diventato un pedale continuo per l'Italia delle generazioni successive. Un pedale fatto di narrazioni retoriche, storie vive e vere, monumenti e marmi, foto, disegni, dipinti, sculture, scritti, tanti, tantissimi scritti (oltre 40 milioni di lettere e cartoline da e per i fronti italiani), romanzi, racconti, articoli di giornale e soprattutto canti. Se il canto popolare italiano, nato sull'onda delle stornellate di monti e campagne, dell'emigrazione e del lavoro, delle arie d'opera tardo-ottocentesche ha avuto successo fino al 1014, dal 1915 è nato un altro grande filone di canti, quelli della guerra, cantati dai soldati nelle trincee perché insieme, cantando, si potesse sconfiggere la paura del dolore, della lontananza, delle ferite, del sangue, delle perdite, della morte. Quel canto, cristallizzato in un immaginario collettivo e trasmesso ai posteri da musicisti, compositori e arrangiatori intelligenti e generosi, è diventato oggi un patrimonio da valorizzare, salvaguardare e omaggiare riprendendone gli accenti, eseguendolo laddove è nato nelle trincee di pietre e graniti, davanti agli altari che oggi affratellano tutti coloro che hanno creduto di combattere per la giusta causa della propria Patria, di fronte ai grandi sacrari ed alla lapidi che ancora parlano al cuore di chi le sa ascoltare. Così è stato in una memorabile mattina d'agosto per i Cori ANA Vallecamonica e La Pineta di Costa Volpino, che proprio in questi tre anni di celebrazioni hanno dato vita a tanti momenti in cui le “Voci dalle trincee” hanno raggiunto un pubblico sempre più vasto, concludendo questo percorso geografico e storico al Passo del Tonale dove la grande guerra lasciò segni drammatici. Segni e simboli che tutti oggi possono leggere, capire, ascoltare.
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