Questa volta Vito Gelmini è arrabbiato sul serio: dopo settimane di attese, di continui rinvii, di incontri e telefonate estenuanti, dopo la sospirata riapertura della strada fino a Bazena di mercoledì 19 marzo, riattivato anche uno spazio auto nel grande piazzale e riportate a valle le auto bloccate fin dal 28 gennaio, ora erano riprese le attività al rifugio Filippo Tassara in Bazena, dopo lo stop forzato di ben 6 fine settimana consecutivi. Riprendevano le prenotazioni, gli appuntamenti sportivi con chi pratica sci alpinismo, nordic walking, escursioni con le ciaspole, astrofili per l'osservazione del cielo di marzo, ma anche semplici escursionisti amanti dell'ambiente di grande bellezza di tutta la conca di Bazena. Ma ecco subito un'altra doccia fredda: sabato 22 marzo Vito Gelmini riceve una telefonata dal responsabile provinciale della manutenzione della strada che gli comunica che alle 18.00 la strada sarebbe stata chiuda con un new-jersey in cemento per il pericolo derivante da una forte perturbazione nevosa preannunciata dal servizio meteo. Ormai anche marzo se ne sta andando: la stagione di Bazena in gran parte è svanita, soprattutto a causa del prolungato maltempo e del rischio valanghe sulla strada, per molti giorni, realmente presente. Ma qualcosa di più e di meglio, magari con maggior buon senso pratico, avrebbe però evitato a tutta al zona di essere così fortemente penalizzata: Campolaro e Bazena non sono realtà di oggi e, da sempre, la neve è stata un forte richiamo per inverni anche molto lontani nel tempo.