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1200 PATTEGGIAMENTO SENZA SCUSE
Sì alla proposta di patteggiamento a due anni di condanna per Manrico Maninfior, il camionista 58enne di Travagliato che, il 27 giugno 2012 a Bornato lasciò il suo9 mezzo pesante incastrato sui binari della linea Brescia-Iseo-Edolo, praticamente chiuso tra le sbarre abbassate, causando l incidente ferroviario in cui è rimasta gravemente ferita la capotreno Roberta Rolandi, 46 anni di Pisogne e ferite altre 20 persone. Lo ha stabilito il pm Alberto Rossi ieri in apertura della fase processuale, accogliendo la proposta della difesa delluomo. Perchè diventi definitiva la condanna manca solo la ratifica del Gup Luciano Ambrosoli che ha accolto le proteste delle parti civili, tra cui quelle del legale di Roberta Rolandi, avvocato Gianpiero Canu di Lovere e di Trenord, invitando le parti, ad udienza aggiornata al 10 luglio, a trovare un accordo per la liquidazione dei danni richiesti. La capotreno, a seguito del distaro ferroviario, ha subito una invalidità permanente dell83%, che non le consentirà di svolgere più il suo lavoro. Per un tragico destino, il marito della donna, Roberto Romele, 30 anni, era riamsto ucciso 17 anni orsonocon il collega Giuseppe Alberti, 46 anni di Sulzano, e con i passeggeri Maria Lorenzato, 66 anni di Brescia, Omar Maffeis, 18 anni di Cedegolo, Antonio Voltolini, 73 anni di Borgosatollo, in un analogo incidente ferroviario, sempre sulla stessa linea, a Calino di Cazzago. In quellepisodio rimasero ferite 44 persone. Amara e sorpresa la reazione degli avvocati di Roberta Rolandi e di Trenord: un patteggiamento, affermano, presuppone che l'imputato abbia dimostrato effettiva volontà di esaminare la sua condotta e di dichiarare, per quanto possibile, la sua responsabilità sull'accaduto. Ma non solo: l'imputato deve comunque dimostrare la sua buona volontà verso la persona o le persone offese dal suo comportamento e quindi, nel caso di Roberta Rolandi, ci sia spettava almeno una visita in ospedale, dove Roberta è rimasta a lungo tra la vita e la morte e successivamente per le lunghe e dolorose cure cui si è sottoposta, ma anche, in alternativa, una presenza almeno con una lettera, una telefonata, un segnale verso la persona che ha così drammaticamente rischiato di perdere la vita a causa di un comportamento che è risultato incomprensibile agli occhi dei più. Infatti sono in molto compreso l'allora amministratore delegato di Trenord che lo dichiarò in conferenza stampa poche ore dopo l'accaduto che affermano che sarebbe bastato un colpo di acceleratore e il camion avrebbe sì sfondato le sbarre abbassate, ma si sarebbe tolto dai binari. Gli avvocati di Roberta Rolandi e di Trenord ora non possono fare altro che aspettare il 10 luglio prossimo.
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