Sabato 20 settembre 2014 dalle 14.00 a Palazzo Simoni Fè a Bienno torna la grande arte con la valorizzazione delle eccellenze camune con un convegno sullo scultore camuno Timo Bortolotti a sessantanni dalla scomparsa. Timo Bortolotti era nato a Darfo il 15 giugno 1884. Il papà Angelo gestiva la cava di pietra simona, porfido e marmo bianco di Canè. Riuscì a seguire qualche corso con Cesare Tallone e Leonardo Bistolfi a Brera, ma il suo dovere era cavar marmo e così la sua vena artistica, almeno agli inizi, dovette fare i conti con l'attività industriale di estrattore e tagliatore di marmo. Ben presto però prevalse la spinta innata per la materia viva che tagliava dentro la quale vedeva, come tutti i grandi scultori, la forma finita ed il sogno che si concretizzava sotto i colpi duri di scalpello. Ma fu anche ritrattista prima che scultore: vedeva, cioè, sul foglio bianco tracciato velocemente a tratti precisi ed eleganti, quanto il marmo e la pietra avrebbero realizzato nello spazio. I suoi disegni, moltissimi soprattutto nel periodo febbrile della sua produzione, sono di estremo interesse culturale perché indicano un lavoro interiore profondo, uno studio attento e partecipe, un affetto verso ogni volto, ogni testina di bimbo, ogni donna, ogni oggetto vivo che avrebbe fatto nascere dalle sua mani. Pietra e bronzo, ceramiche e crete, ma anche tanto lapis, carboncino e cere pastellate, sono i materiali su cui Timo Bortolotti ha dato senso ai sogni di ragazzi che amava il suo lavoro. Di lui si ricordano i grandi lavori quali la Vittoria alata in bronzo posta solenne e severa a guardia di caduti del Sacrario del passo del Tonale o il solenne, grandioso Cristo re ricoperto d'oro al Colle della Maddalena di Bienno. Di lui si è visto a lungo lo splendido tuffatore in bronzo posto a suggello della bellezza del suo Lago Moro, dove Timo Bortolotti lavorava e cresceva la figlia Alba, rimasti soli dopo la morte dell'amatissima Irma. Di lui ancora in Vallecamonica si possono ammirare la Mamma del Partigiano in bronzo su pietra simona, nel dolore profondo della preghiera poco prima della morte, al cimitero di Darfo o il magnifico forgiatore i marmo bianco di Cané posto nella nicchia del fianco sinistro dell'edificio comunale di Darfo. Le sue opere ormai sono sparse in tutto il mondo, da Milano a Roma, da Miami e New York a Londra. Ma più semplicemente e più famigliarmente, anche in case della Vallecamonica che hanno saputo rispettare, accogliere e amare Timo Bortolotti, apprezzato alla quadriennale romana, alla biennale veneziana e all'Expo di Parigi nel 1937 con Arturo Martini e Marino Marini dove ricevette il Gran Premio per la scultura. Tanti volti di donna, ma soprattutto di bambine, come la sua amatissima Alba, e bambini, pescatori, pastorelli, tuffatori, hanno avuto da Timo Bortolotti la nobilitazione attenta di un uomo che era prima di tutto padre e poi artista , che ha saputo amare la gente semplice con la dignità del ritratto che rimarrà per sempre. Domani mattina a Bienno dalle ore 10.00 ci sarà la visita guidata al colle della Maddalena; alle ore 14.30 apertura convegno e a seguire inaugurazione della mostra che salda un inspiegabile vuoto lasciato dal 1988 quando il Comune di Brescia dedicò, dal 23 aprile al 15 giugno, una prima grande retrospettiva a Timo Bortolotti, scultore camuno con il cuore di padre.
