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SGOMENTO A NIARDO

L'ha colpita con un lungo coltello da cucina per otto volte, all'addome e al volto, poi, mentre la figlia Alice, lievemente ferita nel tentativo di fermare la furia del padre contro la mamma, chiedeva aiuto al bar poco lontano da casa, forse ha capito che cosa aveva fatto ed è uscito urlando dalla palazzina di via Nazionale 15 chiedendo ai vicini di chiamare i soccorsi. E' questo il triste epilogo di un matrimonio che dopo anni di violenze, grazie alla forza di una ragazza di 18 anni, stava per finire. Mentre si fanno più chiari i contorni del delitto di Niardo, ci si fa anche mille domande che probabilmente resteranno senza risposta, se non quella della giustizia che inevitabilmente deve fare il suo corso. Il teatro dell'ennesimo femminidicio, il secondo in un mese in provincia di Brescia è via Nazionale a Niardo. La Valle Camonica non è un isola felice, anche qui in passato, e neppure tanto lontano, sono stati commessi efferati delitti ai danni di donne e bambini. Ono San Pietro non dista molti chilometri da qui e la storia di Davide ed Andrea non verrà dimenticata tanto facilmente. Non sono passati nemmeno due anni. Corteno Golgi è qualche chilometro più su. E' qui che si conta, era il 2010, l'ultimo femminicidio in Valle Camonica. Storia di violenze ai danni di donne e bambini, però, che vengono più o meno alla luce sono all'ordine del giorno, anche qui, nella tranquilla Valle Camonica. Lo stesso quanto accaduto l'altra sera a Niardo fa scalpore, sconvolge le comunità. Era una famiglia come tante quella dei Lanfranchi, almeno in apparenza, gente riservata, brave persone. Lui Tullio, operaio, lei, Gloria, insegnante al liceo di Breno, due figli Francesco di 21 anni studenti universitario e Gloria, 18 anni che frequenta il liceo Golgi. Cosa si cela dentro le mura di casa però lo sanno solo loro, Gloria, neppure a scuola ha mai lasciato trapelare niente delle violenze domestiche. E' stata la figlia, appena divenuta maggiorenne ad avere il coraggio di denunciare una situazione che probabilmente era diventata insopportabile a convincere la madre a dire basta. E così da qualche settimana madre e figlia erano state trasferite in un appartamento protetto a Breno. Erano già tornate nella casa di Niardo, accompagnate dai vigili urbani per prendersi effetti personali, libri, vestiti. Probabilmente avrebbero fatto lo stesso venerdì sera. Forse la loro troppa discrezione ha frenato quella telefonata ai carabinieri, per essere accompagnate, che avrebbe potuto salvare la vita a Gloria. Sembra che la donna abbia lasciato il liceo di Breno poco prima delle 20, dopo una lunga giornata prima in aula, poi per i consigli di classe, abbia chiamato la figlia e abbiamo raggiunto Niardo. Qui sarebbe scaturita l'ennesima lite e Tullio Laffranchi, che non accettava quella separazione, si sarebbe scagliato contro la moglie e poi contro la figlia che avrebbe inutilmente tentato di fermarlo. Il resto ormai è cronaca. La figlia che scappa, l'arrivo dei soccorsi, i carabinieri dell'Aliquota Radiomobile di Breno che fermano l'uomo e lo portano in caserma. L'arresto nella notte, probabilmente dopo che il magistrato incaricato del caso, Carlo Pappalardo, ha sentito la figlia in ospedale. Sabato mattina il trasferimento in carcere, a Canton Mombello dove probabilmente questo lunedì mattina si terrà, in sede di udienza di convalida anche l'interrogatorio dell'uomo. Gli inquirenti si aspettano che Tullio Lnfranchi confermi quando avrebbe dichiarato già venerdì sera uscendo dall'abitazione dove aveva lasciato a terra in una pozza di sangue la moglie. Dopo i rilievi della scientifica la palazzina di via Nazionale 15 a Niardo è stata posta sotto sequestro. Ieri Alice e Francesco, il fratello - i due ragazzi ora sono ospiti di amici – hanno effettuato il riconoscimento della salma della madre.
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