Escono dal silenzio e dalla riservatezza in cui si sono rifugiati dopo la tragedia che li ha colpiti. Alice e Francesco, che hanno visto la loro madre morire per mano del loro padre, decidono di farlo, assistiti dai legali e da tutte le persone che fanno muro attorno alle loro giovani vite, in diretta nazionale in collegamento con la trasmissione di Rai 1 La vita in Diretta. Troppo grande la paura di tornare troppo presto, a fare i conti con l'uomo che doveva proteggerli e che invece ha strappato loro la donna più importante della loro vita: la madre. Per l'omicidio dell'insegnate Gloria Trematerra avvenuto il 17 aprile del 2015 a Niardo, il marito Tullio Lanfranchi, è stato dichiarato parzialmente incapace di intendere e di volere e in primo grado è stato condannato a 16 anni da scontare in carcere e tre anni da trascorrere presso una casa di cura. Una condanna ottenuta con il rito abbreviato che potrebbe ridursi ancora grazie agli sconti di pena. Francesco lo aveva già detto ai nostri microfoni in occasione dell'inaugurazione della biblioteca intitolata alla madre, presso il Liceo Golgi di Breno. E lo ha ribadito su Rai 1 insieme alla sorella Alice. Senza una pena più severa, non potranno rifarsi una vita. Continueranno a pensare di essere in pericolo, perché Alice non dimentica che il padre, quella sera, armato di un coltello, cercò di colpire anche lei. “Adesso siete contenti”. E' la frase che l'uomo avrebbe rivolto ai figli, che nel processo sono parte civile, dopo la sentenza. Come se fosse lui la vittima. Una frase che, come scrive Alice sulla sua pagina facebook, li spinge a non tacere ma anzi a cercare di amplificare il più possibile il loro disperato appello, perché” l'assassino della loro madre non torni in libertà senza essersi pentito di quello che ha fatto” e perchè in appello quindi la condanna renda più giustizia alla loro situazione e a loro madre.