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998 TRA CONDANNE E ASSOLUZIONI
Tentata estorsione, aggressione a pubblico ufficiale e minacce aggravate. Questi i reati per cui Roberto Donina è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere, 5 mila euro di multa e a risarcire le spese processuali. L'uomo era stato arrestato nel febbraio scorso dopo che si era recato sotto la casa del sindaco di Ceto Marina Lanzetti, per perseguitarla con minacce ed insulti e per estorcere in questo modo, al primo cittadino e alla madre che ha un negozio di alimentari in paese, la somma di 500 mila euro. Il sindaco da tempo non era tranquilla per via delle minacce dell'uomo e un giorno di febbraio, era riuscita a chiamare i carabinieri proprio prima che Donina si presentasse sotto casa sua. Qui i carabinieri lo hanno bloccato dopo una breve colluttazione e dopo che l'uomo aveva minacciato, per farsid dare i soldi, di fare distruggere il negozio della madre del sindaco dai suoi amici mafiosi. La condanna è arrivata con rito abbreviato e quindi con la diminuzione della pena di un terzo. Respinta dal Gup invece, la richiesta di risarcimento presentata dal Comune di Ceto. Altro paese, altra storia. Il sindaco di Rogno invece, Dario Colossi, era stato coinvolto nel 2011 nelle indagini condotte dal Corpo Forestale dello Stato, per dei lavori svolti dall'Aipo sull'argine sinistro dell'Oglio. L'accusa era di abusi edilizi ma questo martedì, la Corte d'appello di Brescia è arrivata l'assoluzione per i primo cittadino, per l'impresa e il geologo dell'Agenzia interregionale per il fiume Po, coinvolti che in primo grado erano invece stati condannati. Ribaltata quindi la sentenza che parlava di lavoro irregolari su «una superficie piana di 1.745 m² circa mediante il riporto di materiale inerte in assenza di permesso di costruire» occupando «arbitrariamente il terreno demaniale» e che puntava il dito contro il taglio degli alberi su una «superficie complessiva di 12.597 m² in zona sottoposta a vincolo ambientale senza la prescritta autorizzazione». Laltro giorno la Corte bresciana ha ribaltato il primo verdetto accogliendo la tesi del Procuratore generale che, «ha spiegato che quei lavori erano doverosi se non addirittura encomiabili perché puntavano a prevenire il rischio idrogeologico. La rimozione del materiale dal greto del torrente e il taglio delle piante erano quindi necessari «e pienamente autorizzati e regolari. Altro paese, atra storia ancora. Anche il sindaco di Paratico Carlo Tengattini sarebbe al centro delle cronache. Secondo quanto avrebbe reso noto il primo cittadino stesso, sarebbe indagato per abuso dufficio per una vicenda che risale al 2013 legata linstallazione di un autovelox.
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