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DISGRAZIA SULLA BAGOZZA

Non ce l'ha fatta Stefania Caruana, la trentenne di Monza che domenica 18 dicembre era scivolata per 200 metri lungo un canalone sul Cimon della Bagozza, sopra i Campelli di Schilpario. Le condizioni della giovane, trasportata con l'elisoccorso al Civile di Brescia, erano apparse da subito disperate e, nonostante gli sforzi dei medici, è deceduta nel tardo pomeriggio di lunedì 19 dicembre nel reparto di Rianimazione dell'Ospedale. La ragazza era caduta nel canalone ricoperto di ghiaccio verso mezzogiorno di domenica quando in zona vi erano anche molti altri alpinisti oltre a quelli che componevano il suo gruppo formato dal fidanzato di Stefania e da altri due ragazzi: la giovane era precipitata per circa 200 metri sulla neve ghiacciata e aveva sbattuto contro una roccia. Mattia Pagliaro, ventiduenne di Villongo, era stato il primo ad allertare i soccorsi. Nella caduta la ragazza aveva sbattuto contro una roccia. Alcuni altri alpinisti, accorgendosi di quanto era accaduto avevano cercato di raggiungere il punto dove Stefania era immobile ma prima di trovare un punto in cui si potesse chiamare il 118 erano passati almeno venti minuti e il segnale sia del telefono sia del gps, era assente. L'elicottero era passato una prima volta ed era andato verso il monte Gleno, nella direzione opposta: ma fortunatamente chi era a terra è riuscito a richiamarlo nella zona esatta. Nel frattempo in zona erano arrivati altri alpinisti che stavano scendendo dal canale del Menegol verso i Campelli. Individuato il corpo di Stefania Caruana il tecnico del soccorso alpino sull'elicottero aveva recuperato la ragazza con l'aiuto del verricello che quindi era stata portata al Civile di Brescia dove però ha cessato di vivere nella tarda serata di lunedì. Ora l'allerta è molto alta perché la mancanza di neve al suolo illude che i percorsi in montagna siano sicuri: ma la brina ghiaccia e rende pericoloso ogni percorso impervio, così pure come i pochi centimetri di neve che sono rimasti in qualche canale o in qualche passaggio delicato. Una settimana fa il Soccorso alpino lombardo aveva diramato una circolare con la quale si mettevano in guardia tutti coloro che frequentano la montagna sui pericoli dovuti all'assenza di neve. Sembra che Stefania avesse detto al suo ragazzo che voleva rientrare perché aveva paura. E Silvio Visini, storico gestore del Rifugio Cimon della Bagozza, ribadisce il concetto fondamentale che non bastano corsi e attrezzature per andare in montagna: prima di salire bisogna informarsi bene sulle condizioni del percorso e della neve, e solo poi scegliere se affrontare il percorso in base alla propria preparazione.
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