Un mandato a termine di soli due anni. Ferdinando Piccinini si ricandida per la terza volta alla guida della Cisl di Bergamo. «A fine 2017 ritengo sia opportuno avviare un percorso di riassetto complessivo dell’organizzazione lasciando spazio anche ad un ricambio generazionale. Abbiamo la fortuna di avere al nostro interno una squadra dirigente abbastanza giovane, è giusto guardare anche in quella direzione». L’organizzazione sindacale di via Carnovali ha iniziato in questi giorni la fase congressuale che coinvolgerà tutte le categorie e si concluderà il 28 e 29 marzo con il congresso provinciale. «Questa segreteria, aggiunge Piccinini, è convinta di avere ancora lo spazio per portare avanti i temi programmatici di prospettiva e, nel contempo, avviare il ricambio generazionale senza affanni. Per questo motivo il percorso ipotizzato è quello che dovrebbe portare alla riconferma di tutta l’attuale: oltre al sottoscritto, Francesco Corna, Giacomo Meloni e Gabriella Tancredi. «Due anni rappresentano il tempo giusto per affrontare con la giusta calma le questioni complesse sul tema del lavoro che abbiamo davanti. E non riguardano solo la Cisl. Per questo faccio la proposta a Cgil e Uil di una conferenza provinciale sul lavoro con l’obiettivo di rilanciare la strategia della contrattazione per non disperdere il grande patrimonio di relazioni che ha sempre caratterizzato questo territorio. Per fare questo è necessario ipotizzare un discorso unitario, solo così sarà possibile posizionare strategicamente il sindacato perché resti protagonista del cambiamento». «Come sindacato, continua il segretario generale, c'è poi il tema delicato del mercato del lavoro in costante mutamento che chiama il sindacato ad essere propositivo e, nel contempo, attento alla salvaguardia dei diritti. Dobbiamo poi essere capaci di accogliere la sfida legata al nuovo modello di “fabbrica intelligente”, di gestire insieme alle imprese l’aumento della produttività. Il nostro punto di forza continua ad essere il manifatturiero che ha saputo resistere alla crisi e rinnovarsi profondamente, almeno per la gran parte. Tuttavia abbiamo settori, che fanno fatica a muoversi in questa direzione. Mi riferisco all’edilizia che ha indubbiamente pagato un tributo alto alla crisi, ma anche tanti pezzi del terziario non qualificato.