A Cascina Clarabella, sono tutti sotto choc. Operatori, infermieri, psichiatri stanno cercando di andare avanti con il loro lavoro soprattutto prendendosi cura dei pazienti e parlando di quello che è successo, ma anche se cercano di scacciare la paura di trovarsi, come è successo a Nadia, impotenti davanti alle psicosi della mente, la drammatica morte della 25enne di Castegnato, impone una riflessione sul tema della sicurezza. L'assassino di Nadia Pulvirenti, da dieci anni si trovava a Cascina Clarabella, la cooperativa sociale di inserimento per persone con problemi psichici e fisici che accoglie persone in carico al Dipartimento di Salute Mentale dell’A.S.S.T di Franciacorta. L'uomo aveva dunque seguito una lunga terapia di psicofarmaci, era seguito dagli psicologi, stava affrontando con Nadia, un percorso di riabilitazione psichiatrica personale durante un progettodi residenzialità assistita e lavorava per la cooperativa, si occupandosi del verde pubblico. Cosa sia scattato nella mente di marocchino 54enne Abderrahaim El Moukhtari, nessuno lo sa. Dieci anni di cure e progressi, cancellati in un secondo da quello che potrebbe essere stato uno scompenso improvviso che ha portato l'uomo da trasformarsi da vittima a carnefice accoltellando, per ben dieci volte, quella ragazza che cercava di aiutarlo e che, interpretando quelle dieci coltellate nella parte bassa dell'addome, potrebbe avere respinto delle avance sessuali scatenando la furia dell'uomo. Pare che l'uomo fosse stato in passato raggiunto da una misura di sicurezza e avesse avuto dei precedenti con la legge, eppure nessuno lo riteneva pericoloso. Pare che ultimamente fosse molto preoccupato, senza ragione, di perdere il permesso di soggiorno e temeva di essere mandato via, ma erano timori infondati, paure frutto della sua mente. Ipotesi che non trovano riscontro per ora nell'interrogatorio cui il 54enne è stato sottoposto senza però dire nulla tranne un “non ricordo”. Al momento dell'omicidio Nadia Pulvirenti pare che si trovasse da sola con l'uomo, che aveva appena raggiunto per la terapia. Una sua collega l'ha raggiunta subito dopo ma troppo tardi per evitare la tragedia. Alla vista di quello che stava accadendo ha lanciato l'allarme ma i tentativi da parte di personale sanitario presente nella struttura di rianimarla, sono stati vani. Secondo il legale difensore Giuseppe Mercurio, il suo assistito, fermato in strada da carabinieri e Polizia Locale, dopo il delitto non voleva scappare ma consegnarsi ai carabinieri e tornare da Nadia a chiederle scusa. L'uomo ora in carcere in attesa di una perizia psichiatrica e di un eventuale trasferimento in un ospedale psichiatrico. La famiglia di Nadia Pulvirenti invece, attende l'autopsia e il nulla osta per celebrare a Castegnato il funerale. I genitori, il fratello, il fidanzato e tanti amici e famigliari, paingono una ragazza solare dal sorriso contagioso, che amava la vita e amava il prossimo. Gli inquirenti, magistrato e forze dell'ordine continuano le indagini nella struttura raccogliendo testimonianze e prove.