Nato a Gavardo il 12 ottobre 1980, tesserato per l’Atletica Valli Bergamasche Leffe, un debutto in nazionale alla soglia dei 35 anni. È lui l’uomo delle imprese: Alessandro “Rambo” Rambaldini, che a distanza di due anni dal successo mondiale in terra slovena si è concesso il bis anche in Polonia, laureandosi campione del mondo di corsa in montagna sulle lunghe distanze. Sui 36 chilometri del tracciato di Karpacz, al confine proprio tra Polonia e Repubblica Ceca, l’atleta di Lavenone ha mostrato grande intelligenza tattica, sfruttando lo scollinamento del secondo giro e mettendo così fuorigioco gli avversari nella discesa finale. Una gara alla Rambo, che gli ha consentito di chiudere con un crono di 2h 39’ e 18’’. Dietro di lui un vero e proprio vuoto: al secondo posto si è piazzato infatti il ceco Robert Kupricka con un ritardo di 1’ 37’’, al terzo l’americano Joseph Gray. Alessandro non era dato tra i favoriti dagli addetti ai lavori, un dettaglio che ha reso ancor più dolce la conquista del secondo oro mondiale della sua carriera.Un traguardo sudato, frutto della grinta, della determinazione e dell’assiduo lavoro di Rambo, che ancora oggi si divide tra gli allenamenti guidati dal tecnico gardesano Claudio Amati e la professione di operaio turnista all’Unidelta di Vobarno. Uno spirito di sacrificio che a Karpacz ha saputo fare la differenza proprio nella rimonta finale, marchio di fabbrica dell’atleta valsabbino. Nulla da fare, invece, per gli altri due bresciani in gara. Emanuele Manzi dell’Unione Sportiva Malonno ha chiuso ventiseiesimo a causa di una tendinite, mentre Filippo Bianchi, in forza alla Libertas Lumezzane, ha tagliato il traguardo in 34esima posizione. Una spedizione, comunque, positiva quella azzurra, che proprio grazie al contributo di Rambaldini si è portata a casa anche la medaglia di bronzo della squadra maschile. Una gioia indimenticabile, ma a chiusura dei festeggiamenti, per Alessandro è arrivato il momento di pensare già al futuro: poche parole le sue, ma significative.