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ATTESA SVOLTA SUIL CASO BOZZOLI

Con la chiusura indagini ormai imminente sul caso di Mario Bozzoli, l'imprenditore di Marcheno svanito nel nulla l’8 ottobre 2015, dopo tre anni di indagini ora c'è la svolta processuale. Il 19 marzo di quest'anno il Procuratore generale di Berscia, Pierluigi Maria Dell'Osso aveva avocato a sé l'inchiesta, vista la scadenza dei termini fissati per le indagini, condotte dal Pm Mauro Leo Tenaglia e coordinate dal procuratore capo Buonanno e al sostituto Tenaglia. Ora gli inquirenti hanno aperto un altro filone e con altra metodolgia le indagini: e i risultati di mesi di inchiesta bis «hanno consentito la raccolta di inediti indizi soprattutto in relazione al movente dell’azione criminosa e all’attribuzione delle singole responsabilità» viene spiegato in una relazione recente. Nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere ci sono i nomi di Giacomo e Alex Bozzoli, 33enne e 40enne nipoti dell’imprenditore di Marcheno, e gli operai Oscar Maggi, 41 anni da compiere a dicembre e Aboagye Akwasi, 48enne da tutti soprannominato Abu: le persone cioè presenti in azienda la sera in cui per l’ultima volta è stato visto vivo Mario Bozzoli, scomparso dopo una telefonata alla moglie alle 19.12 in cui annunciava che sarebbe partito poco dopo per tornare a casa. L’ipotesi che sia finito in uno dei forni della fabbrica è stata praticamente scartata perché non sono mai state trovate tracce umane, mentre sotto la lente di ingrandimento sono finiti i due camion partiti dalla fonderia del mistero meno di 10 ore dopo la scomparsa di Bozzoli. In aprile i quattro indagati hanno subìto nuove perquisizioni a casa, un giorno prima dell’incidente probatorio in cui è stata cristallizzata la testimonianza dell’ex fidanzata di Giacomo Bozzoli. «Non esistono delitti perfetti, ma indagini perfettibili » aveva affermato allora il Procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso nel momento in cui decise di avocare a sé l’inchiesta Bozzoli e successivamente quella relativa alla morte di Giuseppe Ghirardini, addetto ai forni della fonderia di Marcheno, presente nei capannoni dell’azienda la sera dell'8 ottobre 2015, trovato morto a Case di Viso, con un’esca al cianuro nello stomaco, il 14 ottobre, 6 giorni dopo.
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