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979 L'OPERAZIONE ABIAD IN FRANCIACORTA
C'è anche un tunisino residente da poco a Ome, dopo aver vissuto per anni a Palermo, tra le persone coinvolte nell'inchiesta antiterrorismo del ROS di Palermo – l'operazione ABIAD che ha portato al fermo di 15 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di reati in materia di immigrazione clandestina e contrabbando legati al terrorismo internazionale, reati aggravati dall'affiliazione ad un gruppo criminale organizzato operante in più stati. In sostanza l'attività criminale del gruppo sarebbe servita anche a finanziare gruppi terroristici internazionali e la loro propaganda. Il 27enne residente in provincia di Brescia – che ora si trova a Canton Mombello – deve rispondere di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Avrebbe acquistato i biglietti per una ragazza che si è trasferita in Inghilterra. L'operazione è scattata questo mercoledì mattina nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia. I ROS – i militari del raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, con il supporto dei competenti Comandi dell’Arma Territoriale, hanno dato esecuzione a 15 ordinanze di custodia. L’indagine denominata “ABIAD” ha permesso di individuare un sodalizio criminale transnazionale - formato da cittadini tunisini – che organizzavano, in cambio di ingenti somme, traversate di cittadini magrebini dalle coste tunisine a quelle trapanesi, attraverso trasporti marittimi con natanti off-shore, capaci di garantire trasferimenti rapidi in grado di eludere i controlli. L'associazione curava anche l'espatrio dalla Tunisia di persone ricercate. I proventi dell'attività criminale – che si occupava anche di contrabbando di sigarette - venivano utilizzati per l'acquisto di nuovi natanti, per pagare le spese processuali dei membri rinviati a giudizio o ancora per gestire intermediazioni finanziarie abusive ma anche per sostenere gruppi terroristici. Le indagini del ROS di Palermo è nata grazie all'intercettazione di gruppi di clandestini arrivati via mare in territorio trapanese ed ha permesso anche di scoprire che gli "utili" dell'attività criminale servivano a sostenere una intensa attività d’istigazione e di apologia del terrorismo di matrice islamista. Un esponente del soldazio, infatti, svolgeva un'intensa attività di propaganda – tramite il web – di gruppi terroristici come quello dell'organizzazione “DAESH”. L'indagato usava i social - operando in perfetta coerenza con le attuali caratteristiche della cosiddetta “Jihad 2.0” - per diffondere messaggi di natura terroristica. Parte dei proventi dell'attività criminale venivano in parte occultate acquistando proprietà immobiliari, altre depositate su banche tunisine con conti correnti intestati a prestanome. Su questo filone starebbe indagando anche il battaglione anti-terrorismo tunisino. Le indagini condotte in Italia hanno permesso di scoprire come il sodalizio criminale – dopo interventi delle forze dell'ordine sia italiane che tunisine – sia sempre riuscito a rigenerarsi e a ricominciare i suoi traffici. Gli inquirenti ritengono che questa operazione abbia inferto un duro colpo non solo ad un sodalizio criminale ma anche al terrorismo internazionale.
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