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VIVO CORDOGLIO PER LA MORTE DI MONICA

Sulla dinamica non sembrano esserci dubbi: Monica Cavagnis 50enne di Gazzaniga, è morta strangolata dalla sciarpa che indossava, finita negli ingranaggi di un macchinario tessile che stava controllando, all’interno del Tappetificio Radici in via Cavalier Pietro Radici. Una morte assurda, che ha lasciato nello sconcerto colleghi e amici della donna, sposata e madre di due figli, Mirea Morettini di 23 anni e Manolo, di 18. Quest’ultimo è un giovanissimo campione di Enduro. La famiglia aveva abitato per diversi anni a Vertova, in via Canale, ma poi si è trasferita a Gazzaniga, dove tuttora risiede. Nessuno ha assistito all’incidente, l'operaia è stata trovata, ormai priva di coscienza, attorno alle 10,30 di martedì mattina. Un operaio , in passato volontario della Croce Blu di Gromo, esperto di primo soccorso, le ha praticato le manovre per la rianimazione per un quarto d’ora fino a che sono sopraggiunti l’automedica con a bordo il medico e l’equipaggio della Croce Verde di Colzate. Il personale sanitario ha proseguito con i protocolli di rianimazione per circa 30 minuti, ma non c’è stato niente da fare. L’autorità giudiziaria ha disposto il trasferimento della salma all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo e il sequestro del macchinario. I rilievi sono stati compiuti dal personale tecnico dell’Ufficio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ats di Albino, intervenuti con i carabinieri di Fiorano al Serio e di Albino. “È una tragedia, siamo vicini alla famiglia di Monica, a cui porgiamo le più addolorate condoglianze – hanno commentato Enio Cornelli (Cgil), Milena Occioni (Cisl) e Luigi Zambellini (Uil) –. Ora aspettiamo di capire cosa sia accaduto, se la lavoratrice si sia chinata per un malore o per l’espletamento di una mansione lavorativa. Ma vogliamo anche sapere se il macchinario su cui stava operando fosse dotato di tutte le misure di protezione, schermatura e sicurezza necessarie. Certo è che questo nuovo drammatico fatto si inserisce in un quadro già tragico di morti sul lavoro e di infortuni che si ripetono a ritmi allarmanti in tutti i settori lavorativi della nostra provincia”. Dall’inizio dell’anno sono quattro gli infortuni mortali in cantieri o ditte bergamasche.
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