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UN REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Manca ormai poco più di un mese al referendum di cui molti non sembrano essere a conoscenza, e che porterà tutta Italia a votare sulla questione del taglio dei parlamentari nelle giornate di domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020. E' il quarto referendum confermativo nella storia della Repubblica, indetto senza aver raggiunto le 500 mila firme previste dalla Costituzione ma su richiesta del Senato di sottoporre la riforma al popolo, e non richiederà il raggiungimento di un quorum per essere valido: sarà dunque sufficiente la vittoria percentuale del “Sì” o del “No” per modificare oppure no gli articoli 56, 57 e 59 della costituzione, quelli in cui i padri Costituenti hanno indicato in 630 il numero dei deputati e in 315 quelli dei senatori. La proposta presentata lo scorso 8 ottobre dall'attuale maggioranza di governo vuole invece portare il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. La data del referendum era inizialmente prevista per il 29 marzo, ma è stata rinviata causa Coronavirus e accorpata alle elezioni comunali e le regionali di settembre. Il taglio dei parlamentari era uno dei punti fermi voluto dai pentastellati nella formazione del piano di governo giallorosso, e compongono il fronte del Sì, oltre al M5S e PD, anche Il comitato del Sì delle libertà e con un quasi tacito assenso Lega e fratelli d'Italia. Obiettivo della riforma: il risparmio degli stipendi e dei tempi per un Parlamento più efficiente e meno frammentato. Il fronte del No è più corposo, formato da diversi comitati e forze politiche di minoranza, compresa Forza Italia che supporterà il Comitato “Noi No” ed anche Italia Viva sembra condividere i timori di ottenere, con il taglio dei parlamentari, un taglio alla democrazia anziché alla casta, con il rischio che alcune zone più periferiche del Paese non riescano ad esprimere rappresentanti nel Parlamento e ci sono anche timori legati all'accorpamento dei poteri in pochi gruppi politici. Rimangono comunque forti dubbi e malumori in quasi tutte le forze politiche, compreso il PD che pur facendo parte del fronte del si, aveva cercato un'intesa sulla nuova legge elettorale, ma ha visto l'opposizione di Italia Viva. La parola quindi spetterà al popolo e come sempre a fare la differenza sarà l'affluenza alle urne, ovvero la partecipazione dei cittadini ad una decisione importante, che oltre a cambiare la nostra Costituzione andrà a cambiare la nostra Repubblica.
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