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A PROCESSO PER GLI ALPEGGI D’ORO

E’ stato avviato nella giornata di ieri in Corte d’Assise nel Tribunale di Bergamo, il processo sull’operazione “Alpeggi d’oro” in Valle Camonica, che vede coinvolto un 44enne di Premolo. L’accusa è di truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche insieme alle due figlie. Coinvolto anche un quarto socio nell’impero fittizio costruito, che ha permesso di superare ogni tipo di concorrenza con gli altri agricoltori e allevatori con rilanci in denaro esorbitanti per accaparrarsi i terreni, il tutto, facendo nascere in contemporanea il 16 giugno 2016 due società: la Biancaneve intestata a una figlia e la Primavera intestata all’altra. Le attività, unite creavano un sistema interconnesso che sarebbe servito ad incassare i contributi a fondo perduto, stanziati dall’Unione Europa che, secondo la prassi, aumentano del 25% circa se a sottoscrivere la richiesta sono agricoltori tra i 25 e i 40 anni, età in cui rientravano le figlie del 44enne di Premolo che hanno agito su indicazioni del padre. A conferma del modus operandi, alcune intercettazioni del 2018 che confermano come le figlie venissero contattate dal padre solamente per firmare i documenti. Nel 2019 al 44enne erano stati sequestrati beni e conti per un totale di circa 500mila euro. Ieri in aula è stato sentito il maresciallo dei Carabinieri Forestali di Breno, Riccardo De Gennaro, che dall’interrogatorio ad una delle figlie del 44enne accusato, non aveva ottenuto risposte soddisfacenti. Secondo l’accusa pare che i territori della Valle Camonica interessati vedessero la presenza di animali da pascolo solo per pochi giorni, solitamente inferiori ai 45 totali, necessari per attingere ai contributi europei, ed una grandezza del territorio, in ettari, inferiore a quella dichiarata nella domanda di richiesta dei fondi. Secondo alcuni testimoni singolari furono gli episodi avvenuti nel 2016 e nel 2017 alla malga Frisozzo e alla malga Zumella, dove alcuni asini e circa 150 pecore date dalla società primavera alla società Biancaneve, rimasero in alpeggio per poco tempo. Un giro d’affari che vedeva ben 3 conti correnti a disposizione del 44enne di Premolo, uno a Clusone, uno a Soncino e uno a Villa d’Ogna. Quest’ultimo, in cui a poter operare sarebbe stata solo la madre del 44enne, pare sia quello sul quale era stato versato il contributo. L’udienza è aggiornata al 25 gennaio.
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