In Lombardia, le famiglie e i pazienti delle RSA nel 2020 hanno speso il doppio di quanto abbia stanziato la Regione, un miliardo e 600 milioni di euro contro gli 860 milioni delle casse regionali. E’ questo il dato più rilevante emerso dal report annuale sulla non autosufficienza e le RSA in Lombardia redatto dall’Osservatorio della FNP CISL regionale. Dati aggiornati al 31 dicembre 2021 che hanno analizzato 712 strutture sul territorio. Dopo due anni di pandemia che hanno visto le strutture tra le principali vittime, ciò che il sindacato richiede è un intervento da parte di Palazzo Lombardia che deve tornare ad avere un ruolo centrale e di reale governo di questo settore, ponendosi come facilitatore per instaurare un dialogo tra i diversi soggetti coinvolti. In particolare l’appello è lanciato all’’Assessorato al Welfare regionale con richiesta di interventi volti a semplificare le modalità di accesso, assicurare la massima trasparenza e il controllo sui servizi erogati e le rette praticate dalle RSA, garantendo anche un sostegno economico per gli ospiti e le famiglie. I posti letto contrattualizzati sono in netta riduzione rispetto al trend degli anni precedenti, rispetto ai posti solventi, cioè a totale carico di famiglie e pazienti, che sono aumentati di 385 unità in un solo anno. Le conseguenze di questa situazione si sono riversate anche sulle rette da pagare. In assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di struttura in struttura, si è verificato in media un aumento di circa 1 euro e mezzo al giorno e di quasi 7 in cinque anni. Costi che gravano sulla spesa annuale sostenuta da una persona ricoverata in una RSA lombarda che ad oggi si aggira attorno a circa 25 mila € all’anno. Un quadro complessivo che potrebbe ottenere un punto di svolta secondo l’FNP con le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per riformare il settore della non autosufficienza, gli investimenti ed una legge che sta per essere varata.