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NUOVI SONDAGGI NELL'AREA EX-SELCA

La Procura di Brescia ha disposto nuovi scavi di verifica e campionatura fino alla profondità di almeno 15 metri nella grande area della Ex-Selca di Berzo Demo, fallita nel 2010 e da allora al centro di una martoriata serie di vicende giudiziarie legate al fallimento, allo stoccaggio e lavorazione di prodotti inquinati, allo stoccaggio degli stessi, alla mancata bonifica del terreno sul quale le 37 mila tonnellate di prodotto da smaltire in apposita discarica sono state stoccate. Nella vicenda, nel frattempo, è intervenuto anche il Tar confermando il dispositivo dell'Unione europea secondo il quale “chi inquina paga”. Ma finora, ricorso dopo ricorso, ritardo su ritardo, non risulta che alcuno abbia pagato alcunché, se non interventi urgenti e indifferibili, quali al rimozione dell'eternit dalla copertura dei grandi capannoni, sostituito con lamiere smaltate per la sicurezza dell'interno dei capannoni dentro i quali, nel frattempo, erano stati stoccati in appositi sacchi la gran parte dei rifiuti industriali pericolosi, accumulati all'esterno sui piazzali. La nuova inchiesta per inquinamento ambientale vede iscritte due persone nel registro degli indagati che dovranno chiarire perché nell'area siano ancora accatastate 37 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, tra cui alluminio, fluoruri e cianuri. Nella nuova inchiesta le contestazioni riguarderebbero fatti relativi al 2022. A Forno d'Allione lunedì 6 marzo sono arrivati i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico ed i tecnici dell’Arpa di Brescia per i primi accertamenti sull’eventuale inquinamento della falda acquifera. La ditta incaricata, alla presenza degli ufficiale di Polizia giudiziaria, ha scavato due i pozzi per prelevare campioni da analizzare, oltre a campioni di terreno della zona. La bonifica del sito industriale inquinato non è mai stata realizzata ed i fondi disponibili sarebbero sufficienti solamente per smaltire un terzo dei rifiuti pericolosi, quindi circa 12mila tonnellate, che potrebbero essere conferite all’estero, secondo la soluzione più economica prospettata. A 13 anni di distanza dallo stop produttivo di Selca il caso che ne è derivato, che ha visto sopralluoghi di inquirenti, tecnici, consulenti, specialisti, amministratori pubblici, politici fino alla commissione parlamentare di vigilanza sui siti industriali inquinati, non solo non si è chiuso: con questa ultima decisione della Procura, dopo anni di processi con sentenze di vario genere, si prospetta quello che potrebbe diventare il processo Selca-ter.
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