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TRE IN MANETTE PER LA SPARATORIA

Tre in manette per minacce, danneggiamenti, porto illegale di armi da guerra, ricettazione e riciclaggio. Sono due calabresi residenti in provincia di Brescia ed un bresciano coinvolti, a vario titolo, nel blitz a colpi di kalashnikov contro un poliambulatorio medico di Palazzolo il 23 gennaio scorso e nella rapina da oltre 200 mila euro all'ufficio postale dello stesso comune nel luglio del 2020. Gli ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal GIP di Brescia su richiesta della locale procura sono scattati all'alba di questo lunedì mattina. Ad eseguirli i carabinieri del comando provinciale di Brescia. La figura centrale della vicenda è proprio un dipendente delle poste, vice direttore dell'ufficio di Palazzolo. Lui, un 47enne originario di Gioia Tauro sarebbe il basista della rapina – avrebbe agevolato l'ingresso dei banditi nell'ufficio dove lavorava – e sempre lui sarebbe il mandante della sparatoria notturna contro il poliambulatorio: 11 colpi di kalashnikov contro le vetrine. Le indagini hanno preso il via dopo i fatti del gennaio scorso. Gli inquirenti hanno raccolto i proiettili rimasti a terra, avrebbero meticolosamente visionato le telecamere di videosorveglianza e poi messo alle strette l'amante dell'uomo ed avviato una serie di intercettazioni telefoniche che li hanno portati dritti al calabrese, alla ricostrzione del movente ed a collegare l'uomo anche alla rapina di due anni prima nell'ufficio postale dove lavorava. In manette oltre dunque al mandante del blitz contro l'ambulatorio e basista della rapina sono finiti anche un 44enne di Desenzano del Garda con numerosi precedenti, ritenuto l'esecutore materiale della sparatoria e un altro uomo di origini calabresi che avrebbe partecipato alla rapina del 30 luglio 2020 all'ufficio postale di Palazzolo. Grazie alle intercettazioni i carabinieri avrebbero fatto luce anche sul movente passionale della sparatoria. Il 47enne calabrese che l'ha ordinata, infatti, pare avesse una relazione con la sorella di uno dei titolari e che non gradisse gli approcci dell'altro socio nei confronti della donna. Lo aveva già minacciato. I sospetti degli inquirenti, dunque, si erano già indirizzati, su indicazione dei titolari del poliambulatorio, verso il calabrese. Le indagini meticolose hanno permesso di ricostuire con pochi margini di dubbio tutta la vicenda.
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