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ANNATA POSITIVA PER L’AGRICOLTURA BRESCIANA

Avranno molto di cui essere grati gli agricoltori bresciani che domenica 12 novembre parteciperanno a Torbole Casaglia, alla giornata provinciale del ringraziamento organizzata dalla Coldiretti. L’annata agraria 2002/2023 segna il valore record di oltre 1 miliardo e 807 milioni di euro della produzione lorda vendibile, aumentata del 10%. Una dato complessivo che nasconde dietro di sé situazioni differenti tra i vari settori produttivi determinate dal clima, siccità prima e grandinate poi, e dai costi delle materie prime, ancora alti rispetto al passato, e da incognite come peste suina o influenza aviaria. Se la provincia di Brescia si conferma la prima provincia in Italia per produzione di latte vaccino, dove con più di 175 mila vacche da latte viene prodotto il 12% del latte italiano e dove il valore del settore lattiero caseario è di 910 mln di euro dalla stalla arrivando ad almeno 2.780 milioni nella filiera che coinvolge i caseifici e il consumatore, il tema del prezzo del latte oggi sotto i 50 centesimi, resta la preoccupazione principale. Così come il prezzo di mercato per la carne rossa, la carne di pollo e tacchino, o delle uova, determina l’andamento altalenante dei vari settori e le quotazioni di mercato di petrolio, mangimi e concime, determina l’aumento dei costi di produzione. La suinicoltura è il secondo settore in provincia di Brescia, messo a dura prova dal rischio peste suina, mentre si contano meno capre e pecore allevate. L’annata agraria è stata complicata anche per l’apicultura ma niente in confronto alla produzione di olio compromessa da grandinate e problemi fitosanitari mentre cresce la viticoltura, di pari passi con l’aumento della superficie vitata per il 44% concentrata in Franciacorta. Un settore quello vitivinicolo del valore stimato di 125 mln di euro, 416 mln se si considera l’indotto. O territorio della provincia di Brescia è agricolo per il 35% e la coltivazione del mais è pari al 50% delle coltivazioni totali e a fare la differenza nel tracciare il bilancio di fine stagione, è quasi sempre il clima. Gli agricoltori autonomi, ovvero titolari di aziende agricole, sono in costante diminuzione per via di un difficile ricambio generazionale, soprattutto in montagna dove la popolazione anziana aumenta rispetto a quella giovanile per via del calo delle nascite e dello spopolamento, e l’agricoltura si conferma un’importante sbocco occupazione con quasi 2 mln di lavoratori dipendenti.
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