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 I 13 MARTIRI E IL LORO ESEMPIO

I 13 martiri fecero una scelta: decisero di mettere a rischio la propria vita per quei valori in cui credevano. Davanti alle leggi antifasciste, sentirono il bisogno di difendere la libertà e la democrazia. Pagarono con la vita, ma è anche grazie a loro se noi oggi viviamo in uno Stato libero e democratico. E’ questo l’insegnamento che i 13 martiri di Lovere continuano a darci, ad 80 anni di distanza: il coraggio di lottare per ciò in cui si crede, di non restare indifferenti. Per questo ricordare il loro eccidio è importante, perché ci scuote da quel sonnambulismo che pervade un mondo in cui sono in corso 162 conflitti e una società in cui parole come Patria, pace, libertà, uguaglianza, che i padri Costituenti incisero nella Costituzione, vengono pronunciate troppo poco. In seguito ad un duro colpo inferto al fascio locale nel 29 novembre del 1943 dai partigiani, tutti i partigiani della zona devono ritirarsi sui monti vicini e nascondersi per scappare alle rappresaglie nazifasciste ma 13 di loro vengono catturati. Sono 13,  vengono trasportati a Bergamo, incarcerati, maltrattati e torturati, infine il 22 dicembre 1943 fucilati tra Sellere e Lovere, davanti ai loro concittadini. L’eccidio rafforzerà nella popolazione la voglia di resistere e di aiutare la 53esima Brigata Garibaldi nella lotta al nazifascismo. Francesco Bessi, Giulio Buffoli, Salvatore Conti, Andrea Guizzetti, Eraldo Locardi, Vittorio Lorenzini, Guglielmo Giacinto Macario, Giovanni Moioli, Luca Nitckisc, Ivan Piana, Giuseppe Ravelli, Mario Tognetti e Giovanni Vender. I nomi dei 13 martiri che riposano nel cimitero di Lovere oggi hanno dato il nome a piazze, vie e scuole, ma sono i nomi di ragazzi come tanti, la metà di loro non aveva nemmeno vent’anni. Nei diari ritrovati recentemente di uno di loro, Ivan Piana, emergono i timori e le preoccupazioni dei giovani di allora: la famiglia, il lavoro, la Patria. Nato nel 1924, Ivan Piana aveva frequentato la scuola fascista, aveva un’ammirazione per il Duce, che crolla quando vengono promulgate le leggi fascistissime crolla, si sente tradito e condivide la scelta di reagire con i suoi compagni che si uniranno nella lotta. I suoi diari, sottoposti agli studenti dell’Ivan Piana oggi, sono fonte di riflessione per molti giovani che li leggono oggi, ad 80 anni di distanza, in tempi diversi che necessitano più che mai dell'insegnamento del passato.
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