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IL SIGNIFICATO DEI DOLCI PASQUALI

Il pranzo di Pasqua secondo le stime di Coldiretti è stato per l’86% degli italiani a casa e complice il maltempo, solo il 9% avrebbero scelto il ristorante. Più positive invece le stime delle prenotazioni nei ristoranti nelle nostre province dove il maltempo ha certamente portato alla cancellazione di molte prenotazioni soprattutto al lago e in montagna, ma dove i ristoranti di città e di paese hanno registrano un buon numero di presenze. Secondo Confcommercio addirittura un bergamasco su cinque avrebbe ad esempio scelto il ristorante, il 17% in più dell’anno scorso, confermando la voglia di uscire, nonostante i rincari che portano i prezzi riportati sui menù ad essere più cari di almeno cinque euro. Se in trattoria è possibile cavarsela con una spesa 50 euro, nei ristoranti per il pranzo di Pasqua la spesa va in media dai  60 ai 100 euro, con punte oltre i 120 euro per i locali più blasonati. Sempre Confcommercio Bergamo stima una spesa di oltre 14 milioni e 300mila euro, con una crescita del 17% rispetto allo scorso anno. Chi invece ha scelto di restare a casa per il tradizionale pranzo, in molti casi ha delegato alle gastronomie che registrano molte prenotazioni per pasti d’asporto. Quello che è certo è non sono mancate sulle tavole colombe, uova e spongade di Pasqua. Il simbolismo della colomba è religioso, si riferisce alla colomba con nel becco un ramoscello di ulivo che nella Genesi comunica a Noè la riconciliazione con il Creato: è quindi simbolo della Pace. Anche le uova hanno un significato religioso: richiamano la Resurrezione di Cristo e il momento in cui le uova nel cestino di Maddalena, di ritorno dal Santo Sepolcro, si colorarono del sangue versato dal figlio di Dio. In tempi antichi erano simbolo di fecondità e di buon auspicio, nel Medioevo le uova venivano servite sode e dipinte a mano. Sulla nascite dell’uovo di cioccolato non c’è certezza, c’è chi lo fa risalire a Luigi XIV e chi invece pensa che venga dall’America. Sempre la presenza delle uova nella ricetta, fa della tradizionale spongada camuna un dolce pasquale. La leggenda vuole che molti secoli fa, entrò in una panetteria della Valle Camonica un mendicante chiedendo in dono l’ultima pagnotta rimasta nel cesto. La titolare accontentò il povero uomo, il quale, nascosta la pagnotta sotto il mantello miracolosamente la tramutò in una dolcissima focaccia che da quel giorno prese il nome di spongàda.
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