Il deputato leghista camuno Davide Caparini ha portato la protesta in aula alla Camera nel corso della discussione sull’introduzione del reato di “delitto ambientale”, spronando il governo a “darsi una mossa” perché “di immobilismo si muore”. In particolare l'onorevole Caparini si è concentrato su due problemi gravissimi: il caso della Caffaro di Brescia che ha proporzioni devastanti per la salute dei cittadini,. Sdecondo i dati dell'Asl di Brescia, snocciolati da Caparini nell'intervento alla Camera dei deputati, si registrano infatti un 70% in più - rispetto alla media - dei tumori alla tiroide negli uomini, un 56% in più nelle donne, il melanoma si è diffuso con proporzioni devastanti. Il Comune di Brescia è costretto a interdire le aree verdi ai ragazzi, perché lì si muore, lì si contraggono malattie, lì diossina e pcb sono di gran lunga superiori a ogni limite tollerabile, ha dichiarato. Il secondo caso urgente e indilazionabile è quello della SELCA di Forno d'Allione in territorio di B erzo Demo , su un sito già inquinato dalla Union Carbide in oltre 80 anni di attività industriale. Nei piazzali dell'area della Selca, dichiarata fallita nel 2010, sono accatastate circa 23mila tonnellate di rifiuti speciali, esposti dal giugno 2010 a intemperie senza riparo adeguato e senza l'intervento dei depuratori che avevano il compito di filtrare le acque di scolo dall'area industriale al fiume, la cui utenza elettrica è stata dismessa di fatto dalla data del fallimento, con il conseguente pericolo di inquinamento di Allione e Oglio e con possibili gravi conseguenze per la salute. Per non parlare del turismo, il cui flusso estivo e invernale da e per l'alta Vallecamonica e e per i passi alpini transita proprio tangente alla grande area industriale. “Il paradosso – ha continuato Davide Caparini - è che l’azienda fallita ha le risorse per le bonifiche, ma quattro interrogazioni della Lega Nord non sono servite a smuovere il governo dal suo torpore. Di fronte a reati ambientali e a gravi rischi per la salute dei cittadini un governo immobile è corresponsabile”, ha concluso il deputato camuno. La cronaca registra anche la risposta all'interpellanza dell'eurodeputato Marco Zanni al Commissario europeo che conferma senza alcuna esitazione che “chi inquina paga” e dunque, nel caso, Selca o chi per essa deve pagare. Conferma europea che sottolinea anche la sentenza del Tar della Lombardia che nel giugno 2014 respingeva il ricorso del Curatore fallimentare di Selca contro l'ordinanza del comune di Berzo Demo, a firma dell'allora sindaco Corrado Scolari, che intimava la messa in sicurezza dell'area. Il 5 giugno è fissata l'udienza del processo penale contro Selca, accusata di traffico di rifiuti. Intanto a Berzo demo l'attuale Sindaco Giambattista Bernardi, dopo l'assemblea pubblica del 16 marzo scorso, ha prospettato la formazione di un comitato pubblico di sorveglianza sul caso Selca, mentre al Curatore fallimentare ha intimato la rimozione entro luglio delle coperture di amianto dei capannoni industriali.