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AREE INTERNE, POLITICI A CONFRONTO

Sono lontani dalla città, hanno quindi meno servizi e si scontrano con mille difficoltà legate al territorio montano, ma in compenso hanno l'aria buona, l'acqua buona, un paesaggio su cui lavorare e tante altre risorse. Sono i piccoli comuni che insieme fanno i tre quinti del Paese e sono alla riscossa grazie al progetto delle aree interne che li riconosce in aree periferiche destinatarie di risorse europee, statali e delle singole regioni. In queste aree la Valle Camonica si riconosce totalmente ma ha perso un'opportunità di recente, di farne parte, avendo perso il bando regionale che doveva riconoscere due nuove aree in Lombardia. Per capire come entrare a fare parte delle aree interne e come usare i nuovi strumenti legislativi come la nuova legge sui piccoli comuni, questo venerdì mattina al MUSIL di Cedegolo, davanti a sindaci e parlamentari, è stato chiamato il Presidente dell'Intergruppo Parlamentare per lo sviluppo della montagna e Consigliere Delegato alle Aree Interne, Enrico Borghi. La nuova legge sui piccoli comuni in discussione al Parlamento, vuole riorganizzare e salvaguardare i servizi dei piccoli paesi, da quelli postali a quelli scolastici, sviluppare la banda ultralarga, riqualificare i centri storici. Insomma vuole favorire la costruzione dal basso dei progetti di svilppo delle piccole realtà comunali e montane. Perchè non esiste una sola montagna e non può esistere una sola legge. A riunire in un'unica sala sindaci, parlamentari e presidenti delle Comunità Montane Limitrofe, il presidente della Provincia di Brescia che ha voluto sottolineare come in un'epoca di grandi cambiamenti istituzionali e di incertezze, la poltica debba fare squadra. Qualcosa nel fare squadra non ha funzionato nella stesura del progetto delle aree interne ed è da qui che bisogna partire. Il territorio deve dimostrare essere unito e per questo la politica camuna non deve escludere, per il futuro, nelle definizione della strategia da usare, attori importanti. Inutile piangere sul latte versato. Ora l'importante è portare a casa le risorse. Ma a preoccupare è la riforma costituzionale sulla quale tutti noi saremo presto chiamati a votare nel prossimo referendum. Soprattutto nel punto in cui è previsto che le competenze ora della Regione, tornino allo Stato.
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