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SENTENZA SELCA IL 10 APRILE

Ieri si è svolta a Brescia presso il Tribunale l'ultima udienza del lungo e complesso processo contro gli ex-amministratori di Selca di Forno d'Allione per traffico internazionale di rifiuti. Il Tribunale, presieduto dal giudice Maria Chiara Minazzato, ha aggiornato il processo alle ore 8.45 di lunedì 10 aprile per la lettura della sentenza. L'udienza di ieri è stata infatti quella conclusiva durante la quale ci sono state le repliche dei protagonisti del dibattimento processuale: da una parte il pubblico ministero Mauro Leo Tenaglia, subentrato il 30 gennaio scorso al precedente collega, Alberto Rossi, scomparso improvvisamente a inizio anno; accanto al pm gli avvocati di parte civile, rappresentati dall'avvocato Francesco Menini; dall'altra parte i difensori dei due imputati, i fratelli Flavio e Ivano Bettoni, gli avvocati Gianluigi Bezzi e Alessandro Stefana. Secondo la ricostruzione dell'accusa i due ex proprietari dell'azienda di Forno Allione, fallita nella primavera 2010, dal settembre 2009 al febbraio 2010 ha accolto e stoccato per poi lavorare ingenti quantità di scorie cariche di cianuri e fluoruri, contenuti in celle elettrolitiche, provenienti da scarti di lavorazione di acciaieria, spedite addirittura dall'Australia in Valle Camonica con un percorso transnazionale, quindi con altro specifico reato, visto che i rifiuti arrivavano dall'Australia e poi finivano anche nei Balcani.. L'accusa ha sostenuto che i rifiuti non sono mai stati lavorati all'interno dell'area industriale di Selca, perché fossero inertizzati e quindi rivenduti sul mercato. Questa la ragione per la quale il PM ha chiesto la condanna dei Bettoni a 4 anni di reclusione. Condanna che per i difensori degli imprenditori camuni non esiste, sostenendo che La Selca era autorizzata al trattamento ed ha sempre fatto tutto alla luce del sole e i fratelli Bettoni non si sono certo comportati come eco-delinquenti. Tra una quarantina di giorni si avrà le sentenza che chiarirà la verità processuale che metterà fine, con il primo grado di giudizio, ad una spinosa vicenda che ha visto intervenire anche il deputato camuno Davide Caparini con un'interpellanza al Governo con successiva ispezione da parte della commissione bicamerale d'inchiesta, oltre all'eurodeputato Marco Zanni che ha guidato una manifestazione a Forno d'Allione, ma anche il Tar che ha sancito il principio che “chi inquina paga”. Per quanto ancora presente nell'area industriale di Selca, pari a 45.000 metri cubi di rifiuti da rimuovere e smaltire, provvisoriamente messi in sicurezza, la partita invece è ancora tutta aperta.
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