Fabrizio Pasini, ex sindacalista della Uil che il 28 luglio 2018 uccise Manuela Bailo, sua collega e amante, è stato condannato questo lunedì nel processo in Appello presso il Tribunale di Brescia a 16 anni, anziché a 30 come aveva chiesto il Pubblico Ministero Carlo Francesco Milanesi, invocando l'aggravante e la premeditazione. Per il Gip, che ha sostanzialmente ribadito al sentenza del primo grado, Pasini non aveva premeditato il delitto, contrariamente a quanto sostenuto dall'accusa e dagli avvocati della famiglia Bailo. Secondo il Giudice unico per il procedimento, Riccardo Moreschi, il fatto sarebbe la conclusione del fatto che Pasini non era in grado di risolvere la situazione la notte del 28 luglio 2018, quando, dovendo tornare a casa dalla propria moglie, dopo aver tentato invano di convincere Manuela ad andarsene, non avendo la forza di affrontarla, non ha trovato altra soluzione che ucciderla. Per l’accusa e gli avvocati di parte civile invece Pasini aveva premeditato tutto e per questo avrebbe preventivamente predisposto per l’esecuzione dell’omicidio i locali dell’abitazione della madre, collocandovi stracci e altri strumenti destinati alla cancellazione delle tracce di sangue, si sarebbe informato sui tempi di permanenza degli zii abitanti nello stesso stabile e avrebbe attirato la persona offesa nella abitazione con il pretesto di trascorrere insieme il fine settimana. Ma nel giudizio di primo e secondo grado il caso era stato definito: «una risoluzione criminosa maturata in via estemporanea all’esito della lunga notte, non preceduta da una ponderata riflessione circa l’opportunità del recesso». Dopo aver ucciso Manuela e occultato il cadavere, Pasini era andato in vacanza con la famiglia in Sardegna: al suo rientro era stato arrestato. Ora la Procura ha deciso che non ricorrerà in Cassazione e dunque il processo termina qui.