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DALLE PROTESTE ALLE PROPOSTE

Dall’iper burocrazia che appesantisce l’iter di pratiche e richieste di contributi e finanziamenti, alla continua erosione di superficie agricola su cui pesa ad esempio la pratica del fotovoltaico a terra che va bloccata; dalla gestione della risorsa idrica che richiede una politica attiva di investimenti utili a ridurre le perdite di esercizio e la realizzazione di idonei bacini di accumulo, fino al proliferare incontrollato dei selvatici che, oltre a minare la sicurezza di coltivazioni e agricoltori, sono vettori di malattie come dimostrato dalla peste suina. Sono i temi affrontati durante l’audizione in Commissione “Agricoltura, montagna e foreste” del Consiglio regionale dal presidente di Coldiretti Lombardia, Gianfranco Comincioli. E ancora i vincoli previsti dalla nuova PAC che complicano la possibilità di accesso alle misure previste, fino alla necessità di agire sul sistema assicurativo per efficientarlo e implementarlo. Comincioli ha ricordato anche i danni provocati dalla concorrenza sleale, dalle storture lungo la filiera, i tentativi di speculazioni con i prodotti da laboratorio e i pericoli di direttive comunitarie discriminanti, poco realistiche per tempi e modi, che rischiano di mettere in ginocchio il settore primario. Da qui l’appello alla politica regionale affinché si intervenga sulle istituzioni europee. Obiettivo: trasformare la protesta in proposta, per salvaguardare l’agricoltura. Dalla Regione la Governo, le proposte della Coldiretti sono arrivate anche alla premier Meloni tramite il presidente nazionale bresciano Ettore Prandini che ha chiesto di ripristinare l’esenzione Irpef agricola e lo sgravio contributivo per le nuove imprese agricole aperte da giovani e ha ottenuto la proroga dell’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione per i mezzi agricoli. Ma serve lo stop anche alle vendite sotto i costi di produzione e più controlli contro le pratiche sleali. La Coldiretti chiede anche la cancellazione definitiva delle regole europee che impongono di lasciare terreni incolti, una moratoria dei debiti delle imprese agricole a livello europeo e uno stop alla concorrenza sleale dei Paesi terzi imponendo per tutti i prodotti che entrano nell’Unione gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. Infine l’associazione è al lavoro per allargare il fronte del no al cibo artificiale.
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