Indagine su gruppi social neonazisti e xenofobi

Per un ventunenne bresciano è scattato l’obbligo di present alla polizia giudiziaria e nei confronti di altre 26 persone in tutta Italia sono scattate perquisizioni questo giovedì mattina all’alba in provincia di Brescia. Sono tutti sospettati di appartenere a gruppi virtuali di estrema destra attestati su posizioni radicali neonaziste, accelerazioniste, suprematiste, xenofobe e antisemite. L’operazione è stata svolta dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale con il supporto dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia e in stretto coordinamento con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. L’indagine, condotta dall’articolazione Anticrimine di Brescia del ROS, è iniziata nel 2023 e si è sviluppata inizialmente attraverso il costante monitoraggio tecnico dei profili social Telegram e TikTok del ventunenne raggiunto dalla misura cautelare emessa dal Gip di Brescia. È accusato di propagandare idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, anche minimizzando e negando la Shoah; di partecipare a diversi gruppi virtuali della piattaforma Telegram aventi gli stessi scopi di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, nazionali o religiosi ed è accusato di “apologia del fascismo”. I gruppi social sotto accusa sono “White Lives Matter Italia”, “Vannawaffen TM”, “Sangue e suolo”, “Spirito Fascista”, “Hooligans/Ns/Wp/Wln”, “Rivelazioni non autorizzate”, “Identità Europea”, “Casa del Fascio”, tutti a vario titolo inneggianti alla classificazione della popolazione umana in razze e alla superiorità della razza bianca in termini discriminatori delle altre etnie/razze, alcuni anche incitanti azioni violente in danno di persone di colore, immigrati, persone di religione islamica o della sfera omosessuale, con contenuti di natura neonazista, negazionista della Shoah, antisemita e di apologia del fascismo; Le investigazioni si sono quindi estese a questi canali social, consentendo di identificare altri 29 soggetti, molti dei quali di età compresa tra 18 e 25 anni (cinque dei quali minorenni all’epoca dei fatti), residenti su tutto il territorio nazionale e sottoposti a indagine.

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