Dialetti: Valle Camonica laboratorio linguistico unico

C’è stato un tempo in cui il dialetto veniva considerato appannaggio degli umili, una lingua superata, da relegare a ricordi nostalgici del passato o addirittura da dimenticare. Oggi non è più: oggi viene riconosciuta l’importanza di insegnare addirittura a scuola l’uso del dialetto in quanto deposito di cultura, tradizioni e saperi. Certo non verrà parlato dai giovani nella loro quotidianità, ma potrà essere tramandato. Fonetica, lessico e grammatica: ogni dialetto è diverso a seconda della storia delle popolazioni del territorio in cui è nato. Studiare i dialetti significa quindi andare a fondo dell’identità di un popolo ed è ciò che fa anche l’Associazione Raccontando Pian di Borno che ogni anno promuove un concorso di poesia dialettale e che sabato 22 novembre ha invitato al Teatro dell’oratorio alcuni studiosi dei dialetti camuni, per presentare anche gli esiti di una ricerca sul dialetto piambornese le cui origini partono da molto lontano. I dialetti camuni si collocano tra quelli bresciani e quelli bergamaschi, e prendendo un po’ dagli uni e po’ dagli altri, ma non solo, anche dalla provincia di Sondrio, collocando la Valle Camonica nel cuore della Lombardia orientale. Sono state spiegate anche le implicazioni storiche e fonetiche legate alla distribuzione dei suoni “s” e “h” nel camuno parlato della media Valle Camonica. Sono intervenuti al convegno studiosi dei dialetti di Borno, Bienno, Cerveno, Pezzo, Berzo Demo, Pian di Borno e studentesse universitarie che hanno presentato le loro tesi inerenti alla percezione sociale del dialetto, alla sua condizione attuale e alle sue prospettive future. La Valle Camonica resta quindi un laboratorio linguistico unico.

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