La fitodepurazione è un sistema di depurazione naturale delle acque reflue domestiche, agricole e talvolta industriali, che riproduce il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici e delle zone umide. Gli impianti che vengono utilizzati necessitano di pretrattamenti (grigliatura, fossa Imhoff, disoleatori, ecc.) per rimuovere le sostanze particolate e le parti più grossolane presenti nei liquami in ingresso, per evitare intasamenti dei letti filtranti. Un impianto di fitodepurazione ha necessità di avere un substrato drenante o medium di crescita: solitamente viene utilizzata ghiaia non frantumata e sabbia lavata o altri materiali equivalenti. Il medium rappresenta il supporto sui cui radicano le macrofite emergenti e proliferano le pellicole di biofilms batteriche che innescano le trasformazioni biologiche e chimiche di base. Le piante più utilizzate in questo tipo di sistemi sono quelle denominate macrofite (piante superiori) acquatiche. Su questo principio di ingegneria naturalistica si basa lo studio e lo sviluppo di due diversi impianti di fitodepurazione che il Parco dell'Adamello ha messo in cantiere ed ha presentato in occasione della “Fiera della sostenibilità nella natura alpina” in pieno sviluppo nel mese di giugno in tutta la Vallecamonica. SPERIMENTAZIONE AL TONOLINIDomenica 22 giugno si è tenuto un convegno dal titolo “Fitodepurazione nelle terre alte: dalla Casa del Parco di Cevo al Rifugio Tonolini”. Si è trattato di mettere a conoscenza gli intervenuti, pressoché tutti addetti ai lavori, dell'importante progetto che, oltre alla fitodepurazione della Casa del parco, come elemento di piena risposta al tema della sostenibilità ambientale del processo di depurazione delle acque reflue, ha portato a conoscenza anche dell'altro grande progetto che potrebbe essere il primo funzionante in Europa: la fitodepurazione a 2.450 metri di quota, in uno dei rifugio italiani a quote più elevate, il Tonolini, appunto. La scommessa a questa quota è davvero importante: il progettista Massimo Sartorelli, che è ingegnere ambientale, ha basato il progetto su flora autoctona e minerali autoctoni, quale i minerali della famiglia della zeolite, che si trovano nella conca del Baitone proprio attorno al Tonolini. Presentano una intelaiatura strutturale a base di alluminosilicato, con una struttura a gabbia sodalite, con simmetria cristallina che di fatto permette di utilizzare questi minerali come “setacci molecolari”, con maggiore selettività rispetto alla silice o al carbone attivo. Dunque, le radici delle pianticelle ad andamento prostrato di alta quota, la tenace erba d'alta montagna, il fitto reticolo di tappeto floreale ed erboso con gli apparati radicali tenaci e fittissimi, uniti all'attività della zeolite, potrebbero diventare il più geniale e naturale sistema di fitodepurazione in alta montagna. Domenica 29 giungo vi sarà la presentazione e l'inaugurazione dell'impianto del Tonolini. Altri Rifugi del Parco dell'Adamello sono pronti a sperimentare il sistema.