Con una telefonata al maresciallo Patrizio Marzoli, comandante della stazione carabinieri di Iseo, Elio Cadei ha fatto scoprire ieri mattina il corpo senza vita della convivente, Simona Simonini, disoccupata di 42 anni, steso sul pavimento della camera da letto in una pozza di sangue nell’abitazione di Zurane a Provaglio d’Iseo. Sul corpo nessun segno di ferite da coltello o da arma da fuoco, ma solo ecchimosi sul volto. E poi altre macchie di sangue sulle scale e nel pianerottolo, segni inequivocabili di un’aggressione. Dopo poche ore di indagini, per gli investigatori non ci sarebbero dubbi. Simona è morta ammazzata, probabilmente massacrata a calci e pugni dal convivente, Elio Cadei, artigiano 46enne attualmente disoccupato originario di Monticelli. Fermato e interrogato in caserma a Iseo, l'uomo, difeso dall’avvocato Gianfranco Abate, è parso in evidente stato confusionale, continuando a ripetere di non ricordarsi nulla. Ha ammesso che domenica sera insieme a Simona aveva assunto psicofarmaci e alcolici. Avrebbe anche dichiarato che ieri mattina attorno alle 11,30 si è svegliato e ha trovato «il corpo esanime e freddo di Simona». Secondo questa dichiarazione, la morte della donna potrebbe risalire a molte ore prima del ritrovamento del cadavere. Sarà l’autopsia disposta dal pm Lara Ghirardi a chiarire se Simona sia deceduta per le botte o per l’effetto del mix di sedativi e alcolici assunti con il compagno. Mentre Cadei veniva ascoltato dagli inquirenti, nell’appartamento di via Regina Elena, nel cuore del borgo di Zurane, i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche giunti da Brescia insieme al colonnello Dionisio De Masi e ai colleghi di Chiari alla guida del capitano Stefano Giovino, hanno eseguito i rilievi. Gli abiti di Elio Cadei sono stati sequestrati. Alle 16 la salma è stata trasferita all’istituto di Medicina legale a Brescia, dove oggi è stato fissato l’esame autoptico. Nell'ambito famigliare, dei conoscenti e dei vicini di casa nessuno ha dubbi su cosa sia successo: Simona sarebbe stata uccisa dal suo compagno: con un matrimonio fallito alle spalle e un figlio di 10 anni già affidato ai nonni, sei anni fa era andata a convivere con Elio Cadei. Ma la vita della coppia pare sia stata caratterizzata da litigi violenti e la schiavitù di droghe e alcol. Simona,aiutata dalla famiglia, dove era riuscita a disintossicarsi prima di essere inghiottita dalle violenze familiari, spesso si era rivolta al pronto soccorso o ai carabinieri denunciando il suo compagno di percosse, ma anche di violenza sessuale. Dopo le botte tornava a casa, da mamma Jole, per poi far ritorno da Elio che a sua volta era stato aggredito in più circostanze da Simona: a ottobre 2014 lei lo aveva ferito all'addome con un paio di forbici; anni prima lo aveva colpito alla schiena, sempre con le forbici. Simona è stata colpita a coltellate un paio di volte da Elio che nel 2010 era stato fermato per tentato omicidio, ma era riuscito a scagionarsi affermando che la lama del coltello si era conficcata nel ventre di Simona per un incidente. Lei sostenne la tesi, alleggerendo la posizione giudiziaria del compagno. Prima e dopo l’episodio, altre denunce. A settembre Simona si era fatta medicare per un violento trauma cranico. Inizialmente accusò il convivente, poi davanti al pm ritrattò tutto. Il prologo del tragico epilogo di ieri.