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1050 LATTE CONTAMINATO, L'INCHIESTA SI ALLARGA
Latte contaminato da livelli troppo alti di aflatossina ma comunque utilizzato per la produzione di prodotti caseari da parte da alcuni caseifici bresciani. E' ciò che ha portato alla luce la maxi inchiesta condotta in provincia di Brescia dai Nas con controlli a tappeto nelle stalle e nei caseifici e coordinata dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. Tra i prodotti che dovevano derivare dal latte contaminato, ci sarebbero state anche le forme che tra circa tre mesi avrebbero dovuto ricevere il marchio a fuoco del Grana Padano. Sono una cinquantina, tra allevatori e titolari di caseifici dalla Bassa bresciana al Garda, le persone iscritte nel registro degli indagati: qualcuno è accusato di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, altri di frode nell'esercizio del commercio. C'era quindi, secondo le accuse, chi miscelava il latte contaminato con latte a norma, chi vendeva latte contaminato a caseifici ignari di tutto e chi invece lo avrebbe acquistava consapevolmente per via del prezzo più basso. Una dozzina gli impianti coinvolti: qualcuno come parte lesa altri per comportamento doloso. Eppure i livelli di aflatossine riscontrati dai Nas sarebbero stati oltre 5 volte superiori al limite di legge e in tutta questa filiera, le analisi da parte degli Istituti Zooprofilattici o dell'ASL sono all'ordine del giorno. Si tratta infatti di una tossina considerata come agente cancerogeno per luomo. Deriva dal mais e una volta digerita dalle mucche finisce nel latte che dovrebbe essere eliminato. L'inchiesta, con perquisizioni e colloqui con tecnici di laboratorio, dipendenti e collaboratori delle strutture coinvolte, vuole capire se qualcosa è andato storto quindi a partire dagli organismi di controllo: si parlerebbe di oltre trecento analisi rimaste in un cassetto. Centinaia sarebbero anche le perquisizioni e le acquisizioni condotte dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione.
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