Occupazione: ancora una fetta di lavoro persa nel 2015. E' drammatico il bilancio dei licenziamenti nelle aziende metalmeccaniche della Lombardia: 5 mila persone. Solo nel mese di novembre di quest'anno sono 525 i licenziamenti fra le tute blu nella nostra regione. Gli esuberi ammontano a 4 mila 743 nei primi 11 mesi del 2015. Un anno fa di la statistica faceva segnare 771 esuberi fra i metalmeccanici lombardi, mentre il dato complessivo era di 6 mila 498 licenziati tra gennaio e novembre 2014. Si tratta di lavoratori licenziati collettivamente da imprese che hanno attivato la procedura di mobilità. Dati alla mano per il 2015 verrà sfondato il tetto dei 5 mila esuberi nel settore. E non fa certo sorridere il fatto che rispetto all'anno precedente i dati parlino di una diminuzione della mobilità e degli ammortizzatori sociali. Dati che per quest'anno sono ancora drammatici anche se in calo nelle nostre province di Brescia e Bergamo. Nell'ipotetica torta tra i licenziamenti fa la parte del leone la provincia di Lecco (118 licenziati), si segnala Milano con 87 esuberi (un anno fa furono il triplo 276), spiccano anche il distretto di Monza-Brianza (79), in aumento anche Pavia (33) e Como (22), calo nel raffronto annuale invece per la bergamasca (64), il bresciano (57) e il varesotto (17 contro i 70 del 2014). “Questi cinquemila licenziamenti avvengono nonostante ci sia la consapevolezza del Governo di questa situazione. Nonostante la gravità dell'allarme socioeconomico non si prende atto di questo stato di cose. A tal punto che si è in presenza di un'ulteriore riduzione degli ammortizzatori sociali da parte del Governo, che complica ulteriormente la gestione delle crisi e riduce la tutela dei lavoratori e in questo in questo caso toglie un'importante fetta di salario ai lavoratori nel bel mezzo della crisi”, sottolinea Mirco Rota, segretario generale della FIOM Cgil Lombardia. “A questo punto – aggiunge Rota - è ancora più necessario e urgente che la Regione Lombardia rifinanzi una copertura della legge a sostegno dei contratti di solidarietà, favorendo la riduzione dell'orario di lavoro e un'alternativa seria ai licenziamenti”