Maltrattamenti all'asilo, chiesta condanna a 4 anni
Per la pm Chiara Monzio Compagnoni la responsabilità penale della 54enne titolare dell’asilo nido Girotondo di Bergamo, chiuso nel 2020, è pienamente provata. Tanto che ha chiesto per l’imputata una condanna a 4 anni e 6 mesi. A motivare la richiesta umiliazioni, aggressioni verbali e fisiche, trascuratezza e indifferenza ai bisogni dei piccoli. Era il novembre 2019 quando una mamma raccontava in questura la situazione preoccupante di suo figlio, che all’epoca aveva meno di un anno. Ospite della struttura il piccolo aveva iniziato a non dormire più, era molto agitato, non voleva più entrare nel lettino e le si aggrappava al collo con le unghie. Reazione questa registrata anche da parte di altri piccoli ospiti. Nove in totale i bambini che secondo l’accusa avrebbero subito maltrattamenti, tra cui un bimbo affetto da sindrome di down che veniva messo a dormire nel bagno perché disturbava gli altri e lasciato piangere “per oltre un’ora”. La polizia, una settimana prima della chiusura del nido dovuta alla prima ondata di Covid, aveva sistemato le telecamere che documentavano i brutali comportamenti. L’accusa ha chiesto il massimo della pena per la 54enne, definita “una persona poco trasparente, della quale non ci si può fidare, incline al vittimismo”. La difesa, retta dall’avvocato Fabio Pezzotta, ha invece chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. La pm sottolinea che “il perito nominato dal Collegio e i consulenti delle parti civili hanno giudicato la donna pienamente capace di intendere e volere e solo il consulente della difesa ha ravvisato un vizio parziale. “Gli avvocati di parte civile hanno chiesto la condanna dell’imputata e quella del responsabile civile, ovvero il Comune di Bergamo, dato che la struttura era accreditata. La sentenza è attesa per il prossimo 30 aprile.
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