Tita Secchi ricordato a cima Caldoline

Ogni anno, nella seconda domenica di settembre, l'Associazione “Amici di Cima Caldoline” torna nel luogo simbolo dei Monti della Resistenza tra Valtrompia e Valsabbia, la Cima Caldoline appunto, per ricordare i caduti della Resistenza, eroi della libertà, che donarono la vita per liberare l'Italia dal nazifascismo. Simboio di questo fazzoletto di montagne bresciane è Tita Secchi, alpinista appassionato e capace, ma soprattutto simbolo della Resistenza nella Brigata Perlasca delle Fiamme Verdi. La commemorazione porta a Cima Caldoline persone di ogni età che vogliono, così, testimoniare l'attaccamento a questo lembo di terra che racconta molto più di ogni libro di storia. Ma chi era Tita Secchi? Nato il 16 giugno 1915 a Bologna, dove i genitori, originari di Gottolengo, risiedettero per un paio di anni, cresciuto a Brescia e profondamente bresciano, uomo sportivo e grande appassionato di alpinismo, dopo, l'8 settembre 1943, aderì alle Brigate Verdi e con il suo gruppo S2 fece parte della Brigata Perlasca, operando sulle montagne bresciane tra la Val Trompia e la Val Sabbia. Catturato il 26 agosto 1944 a seguito del rastrellamento operato dalle forze nazi-fasciste, in una zona alle pendici della Corna Blacca, fu detenuto prima ad Idro e poi trasferito nel carcere di Brescia. Dopo aver subito pesanti interrogatori, ebbe la possibilità di essere rilasciato dietro versamento di un'ingente somma da parte dei famigliari ma si rifiutò ponendo la condizione che venissero rilasciati i suoi compagni, "o tutti o nessuno" la sua risposta. Fu fucilato con cinque compagni all'alba del 16 settembre 1944 nel cortile della caserma Ottaviani. Ecco la testimonianza, per certi versi inedita, del nipote che porta lo stesso nome e cognome della zio eroe. A Tita Secchi in terra bresciana è dedicato il Rifugio Tita Secchi al lago della Vacca, la capanna di Cima Caldoline sul Monte Maniva, dove ogni anno viene ricordato dall'omonima associazione e la Scuola Primaria di Botticino Mattina 

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