La miniera dei cristalli è realtà

Il 9 luglio del 1953 una devastante alluvione colpì il paese di Pisogne. Numerosi smottamenti bloccarono il corso dei torrenti trascinando a valle fango, sassi, alberi e terra. Vi furono 11 vittime; fra queste quattro minatori che si trovavano all'entrata principale di una delle storiche miniere del paese. Altri lavoratori, invece, che si trovavano ad uno dei livelli più alti dello stesso sito si salvarono. Nessuno parlò più di questa vicenda ma Franco Di Prizio, presidente del gruppo speleo Montorfano di Coccaglio, ascoltando le storie dei minatori pisognesi, raccolte nel volume che ha scritto insieme a Giacomo Goldaniga, ha sentito raccontare questa storia, si è incuriosito e ha cominciato a cercare. E con sua grande sorpresa ha scoperto il secondo accesso alla miniera scoprendo così che la storia di questo sito non era leggenda, ma storia. Proprio in queste settimane, trovato l'accesso, con una decina di altri speleologi, dopo essersi calati nei cunicoli, hanno cominciato l'esplorazione dei vari livelli della miniera. Ne faranno una mappatura procedendo gradualmente per raccogliere la documentazione necessaria a ricostruire anche la storia di questa miniera, come già fatto per molte altre del territorio. “Pensavamo – ci racconta Franco di Prizio – che si trattasse di una leggenda e che i racconti dei minatori sui chilometri di gallerie che si trovano nel sottosuolo qui attorno fossero esagerati. E invece no, è tutto vero e soprattutto è tutto straordinario. Quando siamo entrati in questa miniera, che si trova sui monti di Pisogne ad un livello finora sconosciuto, siamo rimasti a bocca aperta”. Volutamente non raccontano dove si trova, per evitare che qualche curioso o sprovveduto vada alla ricerca dell'ingresso e vi si avventuri senza la giusta preparazione e la giusta attrezzatura. Gli speleologi, infatti, per esplorare la miniera hanno dovuto calarsi in sicurezza e procedere con molta attenzione. I loro sforzi, però, sono stati ampiamente ripagati: hanno trovato, infatti, molti elementi che permetteranno di ricostruire un altro tassella della storia dei minatori camuni. Una galleria con i binari intatti elevati una decina di centimetri dal suolo per far defluire l'acqua abbondante che si trova nelle gallerie, colate calcaree, date e nomi dei minatori scritti sulle pareti delle gallerie e poi concrezioni, depositi calcarei e tantissimi pisoliti o perle di grotta, concrezioni sferiche che si formano a terra in particolari vaschette. Sono il frutto di depositi di calcite che si forma attorno ad un nucleo piccolissimo come ad esempio un granello di sabbia. Sembrano perle o piccolo confetti sferici. Insomma hanno trovato gli speleologi di Coccaglio una sorta di paese delle meraviglie dove c'è ancora molto da scoprire ed esplorare, con la dovuta cautela, con il dovuto rispetto che si deve agli ambienti ipogei e dove si potranno incontrare anche pericoli come ostruzioni dovute a crolli. Questa scoperta però rappresenta un altro importante tassello della storia delle miniere di Pisogne, una storia non solo fatta di gallerie, binari e concrezioni, ma anche una storia fatta di uomini, quelli che qui dentro hanno lavorato.

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