Nel 2005 la Regione ha dato il via libera all'Autorizzazione integrata per l'ambiente, AIA, al cementificio di Tavernola bergamasca per procedere alla sperimentazione all'utilizzo di combustibile derivato da rifiuto (cdr) e gomme triturate quali combustibili alternativi. La sperimentazione del coinceneritore non è però mai stata avviata grazie alla prescrizione della Provincia di Bergamo che vincolava il proprio assenso all'autorizzazione alla volontà della popolazione. Nel 2007 i cittadini di Tavernola hanno però detto no a questa ipotesi con un referendum popolare che ha visto il fronte del no vincere con l'82% dei voti. Nel 2010 la società proprietaria dell'opificio, la SACCI di Roma subentrata a Lafarge Adriasebina, ha chiesto il rinnovo dell'Aia. Anche inq eusta occasione Comune e Provincia di Bergamo hanno ribadito il loro no. Ma il 16 marzo 2012 la presidenza del consiglio dei ministri ha deliberato l'attivazione del progetto sperimentale che prevede l'uso di combustibile da rifiuto e pneumatici triturati, senza tener conto della volontà dei cittadini e delle istituzioni locali. Si è trattato di un colpo duro per Tavernola bergamasca, la sua vocazione attuale che da industriale vuole essere naturalmente turistica, ma anche per tutto il Sebino che, a questo punto, ha coinvolto i comuni rivieraschi che si sono riuniti nel progetto G16 e che in questi mesi hanno adottato delibere comunali a sostegno del No all'inceneritore che dovrebbe essere installato nella vasta area del cementificio di Tavernola. No ribadito anche dalla Provincia di Brescia e da quella di Bergamo. Proprio in questi giorni l'Arpa di Bergamo ha reso noti i dati rilevati nel mese di agosto sulla provincia ed in Lombardia, da cui risulta che l'8% delle polveri disperse in atmosfera provengono dal cementificio di Tavernola e addirittura sulla Lombardia queste polveri rappresentano il 4% del totale. Facile comprendere come sarebbe la situazione ambientale in presenza di un inceneritore. Inoltre, i dati relativi agli inceneritori sul territorio nazionale indicano che sono in diminuzione: ben 2 sono stati chiusi in Lombardia perché non più necessari. Infatti, la raccolta differenziata, il miglioramento delle tecnologie di trasformazione, l'accresciuta consapevolezza ambientale da parte della gente e l'applicazione delle norme previste dal protocollo di Kyoto stanno progressivamente riducendo la necessità di inceneritori. Dunque a Tavernola ci si chiede perché aprirne uno nuovo quando il mercato va in direzione opposta. Si profila allora una diversa vocazione per l'area di ben 40.000 metri quadrati su cui è cresciuta un'azienda di dimensioni enormi nell'arco di 100 anni.
