Dighe: fronte comune contro il mono operatore
Anche Regione Lombardia, sebbene non abbia competenze specifiche sul tema, assicurerà ogni sforzo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavatori delle dighe. E’ ciò l’assessore regionale Massimo Sertori ha risposto in seguito all’interrogazione presentata il 4 maggio alla giunta regionale dal consigliere regionale camuno Davide Caparini che ha chiesto anche la convocazione con urgenza di un tavolo di confronto tra Regione, aziende interessate e rappresentanze sindacali, per valutare l’impatto della sperimentazione del mono operatore in alta quota annunciata da Enel, e per definire condizioni minime di tutela dei lavoratori. “L’idea che un solo operatore possa presidiare una diga a oltre 2.500 metri di quota, senza alcun supporto, è semplicemente inaccettabile. La sicurezza dei lavoratori non può essere sacrificata sull’altare dell’efficienza aziendale” – ha commentato il consigliere regionale camuno, presidente della Commissione Bilancio di Regione Lombardia. La voce della Regione quindi si aggiunge a quella delle organizzazioni sindacali che l’11 aprile hanno diramato un comunicato ai sindaci, ai prefetti di Sondrio, Bergamo e Brescia e al Ministero, per esprimere perplessità, per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in contesti montani e isolati a oltre 2.500 metri di quota e in aree dove l’accesso al soccorso è reso complesso dalla distanza e dalle condizioni ambientali, in seguito alla proposta di Enel di sperimentare nel periodo estivo nelle tre 3 dighe di Trona in provincia di Sondrio, di Sardegnana in provincia di Bergamo e del lago Venerocolo in provincia di Brescia, il mono-operatore per turno in sostituzione della normale turnazione con 2 addetti. Anche se- afferma Sertori in risposta all’interrogazione di Caparini – la competenza in merito alla sicurezza dell’esercizio delle “grandi dighe” è dello Stato e nello specifico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e le dighe in questione appartengono ad impianti ancora in regolare concessione ad Enel Green Power fino al 31 marzo 2029. “Anche se la competenza diretta è dello Stato – prosegue Caparini – come Regione abbiamo il dovere politico e istituzionale di vigilare e di fare pressione affinché queste sperimentazioni vengano bloccate o, quantomeno, profondamente riviste. “In montagna – conclude – servono investimenti, non tagli”. Dello stesso parere il PD che per voce del responsabile delle aree interne per la segreteria regionale Pier Luigi Mottinelli: “l’allarme – afferma - riguarda strutture strategiche come le dighe di Pantano d’Avio, Salarno, Val Malga e altri invasi situati a quote superiori ai 1700 metri, in contesti impervi, isolati e spesso colpiti da condizioni meteorologiche estreme ed interessa 38 dipendenti . “Non si può affrontare la gestione di questi impianti con un solo operatore. Servono almeno due tecnici sempre presenti, formati e pronti ad affrontare qualsiasi emergenza”, sottolinea Mottinelli che quindi si unisce al fronte di protesta di sindaci - che questo mercoledì hanno convocato Enel per un confronto in comunità montana di Valle Camonica, sindacati -rappresentanti regionali e parlamentari, per chiedere ad Enel l’immediata sospensione di questa riorganizzazione.
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