Uccise il marito: “Resti nella Rems”
Non ricorda nulla di quella sera , quando impugnato un coltello, uccise il marito Diego Rota, nella loro villetta di Martinengo. E’ Caryl Menghetti, a raccontare durante la sua deposizione in aula nell’udienza davanti alla Corte d’Assise. “Nel 2020 ho iniziato ad avere il terrore che qualcuno potesse molestare mia figlia, tanto che sono stata ricoverata nel reparto di Psichiatria all’ospedale di Treviglio”, ha raccontato in aula la 46enne. Iniziai la terapia e i timori passarono. Ho smesso su indicazione della mia dottoressa, ma dopo un paio d’anni le paure sono ricominciate”. Fu in quel periodo, che a seguito di ripetute discussioni i due coniugi iniziarono ad allontanarsi: “Discutevamo sempre per questioni economiche relative al suo lavoro come falegname. Io volevo lasciarlo ma lui non voleva, non stavo più bene con lui”. La mattina del 26 gennaio 2024 Caryl sta male, la paura che qualcuno possa fare del male alla sua bambina, aumenta al punto tale da farsi portare in ospedale: “Volevo farmi ricoverare ma Diego si è opposto e ha firmato per riportarmi a casa. Cosa sia successo nel pomeriggio non lo ricordo”. Sulla permanenza di Charyl nella Rems si sono pronunciati gli esperti che hanno concordato la scelta che la donna rimanga nella struttura psichiatrica di Castiglione delle Stiviere, non essendoci soluzioni alternative. Le paure della donna nascerebbero dal fatto che, all’età di 6 anni, subì molestie sessuali. Un episodio rimosso e riaffiorato solo nel 2020 quando è stata ricoverata e ha iniziato la terapia. Nella prossima udienza, fissata per il 23 giugno, è prevista la discussione.
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