Negata la super perizia a Monia Bortolotti

Negata la super perizia psichiatrica su Monia Bortolotti. La Corte d’Assise che dovrà giudicare la 29enne accusata di avere ucciso i suoi due figlioletti, Alice di 4 mesi e Mattia di 2, ritiene che siano sufficienti i dati dell’incidente probatorio. Dunque a guidare i giudici, nella sentenza attesa per la prossima udienza del 12 settembre, sarà la diagnosi degli psichiatri del gip, secondo i quali la giovane madre era totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti, accaduti nel 2021 e 2022, a Pedrengo, dove viveva con il compagno e padre dei piccoli. La Corte ha respinto la richiesta della pm Maria Esposito dopo un confronto con i periti nominati dal gup e i consulenti dell'accusa. I primi – il dottor Elvezio Pirfo e la dottoressa Patrizia De Rosa – avevano ritenuto Bortolotti totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti poiché, da tempo, la donna avrebbe sofferto di un disturbo depressivo con tendenze psicopatiche dipendenti dall’umore probabilmente – secondo i periti – dovuto al fatto che fosse stata abbandonata dai genitori in un orfanotrofio e sia poi stata adottata “e portata come un pacco postale nella provincia bergamasca”. Secondo i periti, Monia è “una bambina mai nata che sviluppa un distacco emotivo e alla quale nell’adolescenza non è stata data la possibilità di nascere di nuovo. Infatti è uscita di casa andando a convivere con un uomo che ha 25 anni più di lei, con il quale ha fatto una figlia e, subito dopo la morte della neonata, ne ha fatto un secondo”. E, per questo, la donna avrebbe ucciso il piccolo Mattia con l'obiettivo "di inglobarlo nuovamente nel suo corpo". Al contrario i consulenti dell'accusa – il dottor Sergio Monchieri e la dottoressa Stella Di Milia – hanno confermato la piena capacità di intendere e volere di Bortolotti e parlano di un disturbo della personalità con tratti border e narcisistici, “ma non tali da comprometterne le capacità”. A confermarlo, Bortolotti avrebbe comunque condotto “una vita ben adattata: ha frequentato le scuole superiori, la facoltà di psicologia all’università, aveva un compagno, si è fatta una famiglia. Ci sono molti aspetti della sua vita che funzionano”. Dello stesso avviso sono stati anche i medici della Rems di Castiglione delle Stiviere, dai consulenti del Cps, dai medici del reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni dove la donna era stata ricoverata. Sulla base di tutti questi elementi, la Corte d’Assise di Bergamo ha, infine, ritenuto che non ci sia bisogno di una nuova perizia e ha fissato la discussione il prossimo 12 settembre.

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