2 indagati per bancarotta fraudolenta
Avrebbero scisso una società in crisi trasferendo tutti gli asset di valore in una nuova, creata ad hoc, lasciando in quella vecchia solo debiti per un passivo, all’atto del fallimento, di circa dieci milioni di euro. Soldi sottratti ai creditori, mentre nella nuova società sarebbero stati dirottati 31 milioni. L’accusa, nei confronti di due fratelli di 50 e 56 anni di Cisano Bergamasco, è stata mossa dai pm Maria Cristina Rota e Guido Schininà, che hanno coordinato le indagini della Guardia di Finanza. I due sono accusati di bancarotta fraudolenta e documentale: uno in qualità di socio unico e amministratore unico di un’Srl dall’8 agosto 2014 al 19 settembre 2016 e l’altro come presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa e gestore di fatto della Srl, dichiarata in liquidazione giudiziale il 15 giugno 2023. Il gip Lucia Graziosi ha disposto il sequestro preventivo di tipo impeditivo, delle quote societarie possedute dai due indagati, per un totale di 50 milioni di euro. Il provvedimento per evitare che le quote possano essere indebitamente utilizzate per compiere altri reati simili. I due imprenditori affermano in una nota affidata al loro legale: "Prendiamo atto con sorpresa e confermiamo la nostra estraneità dalla vicenda, siamo certi che sarà risolta al più presto. Nessun danno ai creditori, è tutto verificabile". Filippo Dinacci avvocato che assiste i due indagati ribadisce: “Nel rispetto che le decisioni giudiziarie impongono, si ritiene che la vicenda rappresenti un mero equivoco processuale che quanto prima sarà chiarito. Basti pensare che sono stati soddisfatti tutti i creditori e quindi nessun danno è stato arrecato. Circostanza, questa, verificabile documentalmente”.
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